Dopo la giornata di inaugurazione di COP28 lo scorso 30 novembre, il primo giorno del mese di dicembre ha portato una grande notizia. È stato approvato il fondo Loss and Damage, Perdite e Danni.
Approvato il fondo Perdite e Danni
Questo fondo prevede che, oltre alla mitigazione e all’adattamento, ci sia una riparazione economica dei danni ambientali. I Paesi che inquinano di più dovranno rimborsare i Paesi che inquinano meno per questo loro sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.
I primi a promettere una somma in denaro sono stati gli Emirati Arabi, il Paese che ospita COP28, con un finanziamento previsto di 100 milioni di dollari.
Altri Stati hanno seguito l’esempio arabo e hanno avanzato le loro proposte finanziarie da inserire nel fondo perdite e danni:
Germania, 100 milioni di dollari
Regno Unito, 60 milioni di sterline
Stati Uniti d’America, 17 milioni di dollari
Giappone, 10 milioni di dollari.
La finanza climatica è un argomento molto importante in ogni edizione delle Conferenze sul Clima. Nel rapporto intitolato “Finanza per l’azione climatica: aumentare gli investimenti per il clima e lo sviluppo”, gli esperti stimano che occorrono 2,4 mila miliardi di dollari entro il 2030. Una cifra necessaria per gli investimenti legati al clima e alla natura nei Paesi emergenti e in via di sviluppo.
L’Italia, attraverso l’intervento di Giorgia Meloni a COP28, ha promesso lo stanziamento di 100 milioni di euro da parte del nostro Paese a favore del fondo Loss and Damage. Grazie all’impegno di altri Paesi, il fondo è già arrivato ad una somma pari a oltre 650 milioni di dollari.
La prima dichiarazione sulla salute e i sistemi alimentari
Per la prima volta nella storia, la salute umana entra a far parte dei temi di una Conferenza delle Parti con la “Dichiarazione UAE su clima e salute”. È stata approvata da oltre 120 Paesi e riconosce come il crescente impatto dei cambiamenti climatici ha delle significative ripercussioni sulla salute umana.
Caldo estremo, inquinamento atmosferico, malattie infettive saranno i principali problemi che le comunità dovranno fronteggiare. Per ribadire questa importanza, quest’anno ci sarà una Giornata dedicata alla Salute, Health Day, all’interno del programma di COP28. Evidenze scientifiche e sanitarie mostrano come saranno sempre più necessarie delle soluzioni integrate, climatiche e sanitarie.
Finora l’impegno finanziario per la salute preso durante queste giornate di lavori a COP28 ha già superato 1 miliardo di dollari, con l’obiettivo di fronteggiare la crisi climatica e sanitaria.
Un altro importante punto a favore di questa COP28 riguarda il cibo: per la prima volta ad una Conferenza delle Parti sul clima è stata proposta una dichiarazione sui sistemi alimentari.
Si tratta della “Dichiarazione sull’agricoltura sostenibile, sistemi alimentari resilienti e l’azione per il clima”, un documento al quale hanno aderito 134 Paesi, Italia compresa, impegnandosi a integrare il cibo nei loro Piani di Adattamento Nazionali (NAP) e a fornire una rendicontazione annuale.
Il settore alimentare e quello agricolo hanno un notevole impatto sul clima: sono responsabili di un terzo delle emissioni globali.
Sommando i contributi in termini di emissioni totali di tutti i Paesi che finora hanno firmato questa dichiarazione, si registra un dato importante: rappresentano il 70% della produzione e il 76% delle emissioni totali del sistema alimentare a livello globale (*)
Diversi impegni sono stati presi anche a favore della trasformazione dei sistemi alimentari a favore delle persone, della natura e del clima.
Energie rinnovabili e combustibili fossili
Le parole del Presidente della COP28, Al Jaber, sui combustibili fossili hanno fatto discutere. “Non esiste alcuna scienza” che indichi la necessità di abbandonare i combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale è la prima affermazione riportata da molti giornali e media. La seconda affermazione riguarda il rinunciare all’uso di gas, petrolio e carbone, fatto che “ci riporterebbe nel mondo delle caverne”. Le dichiarazioni sono state poi riviste il giorno successivo ma non fanno presagire nulla di buono sull’uscita dai combustibili fossili.
Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita hanno dichiarato che non sono disposti ad accettare un accordo per ridurre o eliminare l’uso dei combustibili fossili, mentre invece secondo la ricerca del Climate Analytics, occorre ridurre del 40% la produzione di combustibili fossili entro il 2030 per restare sotto 1,5°C di riscaldamento globale.
Più di 100 Paesi partecipanti si sono dichiarati favorevoli all’eliminazione dei combustibili fossili, mentre oltre 120 Paesi puntano sul triplicare le energie rinnovabili. La discussione sul testo del Global Stocktake è ancora in corso.
Nel discorso sulle energie rinnovabili rientra la cattura e stoccaggio del carbonio (CSS). Secondo i dati del bollettino Ecco Think Tank, “attualmente nel mondo sono operativi 40 impianti commerciali di cattura della CO2 che catturano ogni anno 45 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari allo 0,12% delle missioni globali del 2022 legate all’energia”.
Nel percorso mondiale verso emissioni nette nulle entro il 2050, non possiamo basarci solo su questi impianti e tecnologie. Anche il contributo dei biocarburanti alle emissioni nette zero è piuttosto limitato.
Un altro argomento ripreso in questi giorni di negoziati a COP28 riguarda il Fondo Verde per il Clima o Green Climate Fund, che era stato istituito nell’Accordo di Parigi con l’obiettivo di supportare la transizione ecologica dei Paesi in via di sviluppo. Per questo fondo sono stati già promessi circa 13 miliardi di dollari: l’Italia ha annunciato un impegno pari a 300 milioni di euro.
Clima, popoli indigeni e diritti umani
Lo stretto collegamento uomo-natura ci ricorda che ogni decimo di grado in più di aumento della temperatura media globale porta danni alla natura e alla vita degli esseri umani e gravi violazioni dei loro diritti.
Molte leggi non vengono applicate equamente nelle diverse parti del mondo, a partire dalla Dichiarazione universale dei diritti umani fino al diritto ad un ambiente sano e pulito. Occorre raggiungere modelli di sviluppo che mettano davvero al centro le persone e gli esseri viventi.
Il cambiamento climatico influisce in modo negativo sulle disuguaglianze e sulla povertà. Le donne, le persone vulnerabili, le popolazioni indigene sono la parte della popolazione mondiale più colpita dagli effetti del cambiamento climatico.
I popoli indigeni portano con forza la loro voce a COP28. Rappresentano circa il 5% della popolazione mondiale ma proteggono l’80% della biodiversità globale e i loro diritti non sono ancora riconosciuti a sufficienza.
Manca ancora una settimana alla fine dei lavori di questa COP28. Speriamo che la prossima settimana, quella conclusiva, porti nuovi importanti e definitivi accordi sull’energia pulita, la finanza climatica, la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi.