In un mondo frenetico dominato dalla tecnologia, in un’epoca in cui oltre il 50% della popolazione mondiale vive in città e una buona fetta è stritolata dallo stress di una vita di corsa tra ufficio, palestra e incombenze varie, la natura può essere un richiamo irresistibile. Che il contatto con essa abbia anche un effetto terapeutico – sia per la mente che per il corpo – è poi noto, tanto che alcuni medici hanno cominciato addirittura a prescrivere le passeggiate nel bosco come forma di prevenzione di alcuni disturbi o come coadiuvante nelle terapie. Non a caso c’è una tendenza in crescita nell’ambito dell’outdoor che celebra il nostro legame primordiale con il mondo naturale e che in autunno, quando il meteo ancora lo permette e i colori delle foglie attraggono irresistibilmente, può esprimersi al suo massimo: il bushcraft. Questo rinnovato interesse nelle antiche abilità di sopravvivenza non solo riflette la nostra fascinazione per l’autosufficienza e l’esperienza all’aperto, ma rivela un profondo bisogno di riconnessione con la natura che sentiamo tanto più oggi che questa ci è spesso lontana ed estranea, e non sappiamo più rapportarci con essa; non sappiamo, ad esempio, cosa fare se perdiamo l’orientamento durante una gita in montagna, o come comportarci se dobbiamo attraversare l’habitat di un animale selvatico o, ancora, se cala la notte e la meta è ancora lontana. In tutte queste situazioni, le lezioni del bushcraft possono venire in soccorso.
L’essenza del bushcraft
Il bushcraft comprende un insieme ampio di abilità che riguardano la convivenza armoniosa con la natura selvaggia. Con questa espressione, composta dalle parole inglesi bush (bosco) e craft (capacità), ci si riferisce alla pratica che insegna i metodi di sopravvivenza in aree boschive o comunque naturali, solo utilizzando le risorse disponibili in natura; in questo senso, si tratta di un’arte che richiama le pratiche di vita all’aperto dei nostri antenati, coinvolgendo una serie di abilità che vanno dalla creazione del fuoco alla costruzione di rifugi, dalla lavorazione dei materiali naturali fino alla navigazione e alla cucina all’aperto.
Non si tratta, però, solo di trascorrere più tempo all’aria aperta, ma di entrare in una connessione più profonda con l’ambiente, abbracciando un modo di pensare che rispetta le risorse naturali e le caratteristiche di un luogo, imparando ad ascoltarlo e osservarlo, anche con consapevolezza i pericoli che può nascondere. Il bushcraft, infatti, è sì un invito a riconnettersi con la terra, a comprenderla intimamente e a utilizzare ciò che offre senza sfruttarla, ma anche un modo per confrontarsi con i propri limiti umani e imparare a cavarsela quando le comodità e la sicurezza di casa non sono a disposizione.
Perché va di moda il bushcraft
La fascinazione per il bushcraft, in realtà, è sempre stata presente in alcuni ambienti, venendo per certi aspetti accostata ad altre tendenze come il survival, una sorta di disciplina che negli Stati Uniti è nata come una derivazione militare e che abbraccia diverse attività outdoor e temi come orientamento, cartografia, metereologia, botanica, sicurezza e primo soccorso. Diversi di questi aspetti sono presenti nel bushcraft, il cui interesse sempre più diffuso ci parla chiaro del desiderio insoddisfatto della nostra società per il mondo esterno. In un’epoca in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo al chiuso, incollati agli schermi o circondati dal cemento, c’è una crescente consapevolezza di ciò che ci manca. Il movimento del bushcraft non è solo un hobby, quindi: è una risposta al deficit di natura nelle nostre vite.
Praticare il bushcraft, infatti, consente di rallentare, disconnettersi dal caos della vita moderna e riconnettersi con la terra, offrendo una sensazione di tranquillità e soddisfazione oggi sempre più sfuggenti, ma aiuta anche ad acquisire consapevolezza ambientale, favorendo un approccio più sostenibile anche nella vita di tutti i giorni. Proprio questi aspetti sono in grado di spiegare sia la differenza con le mere conoscenze pratiche del survival, sia la fortuna che il bushcraft sta avendo: abbiamo continuamente a che fare con concetti e compiti astratti, di cui fatichiamo a vedere l’aspetto concreto; per fortuna non dobbiamo lottare per la nostra sopravvivenza, cosa che però ci spinge a dare molte cose per scontate e a perdere il contatto con gli aspetti più semplici e spesso preziosi della vita. Così, la conoscenza su come sopravvivere nella natura selvaggia infonde un senso di potere e fiducia, fungendo da risorsa preziosa in un mondo imprevedibile.
Lontano da essere una moda passeggera, il bushcraft è una scelta che favorisce una connessione con il mondo naturale, un percorso che ci invita ad apprezzare la semplicità e la ricchezza che la natura offre e che testimonia che, nonostante il nostro mondo tecnologicamente avanzato, i nostri istinti primordiali e l’affinità per la natura persistono. Simboleggia il desiderio di rallentare, apprezzare la bellezza del mondo naturale e imparare le abilità che un tempo garantivano la nostra sopravvivenza. Che sia un hobby, una scelta di vita o un mezzo di auto-scoperta, il bushcraft risuona con il nostro innato bisogno di una profonda connessione con la natura. È un promemoria che, nonostante tutti i nostri progressi, la nostra connessione con la terra è una parte inseparabile di chi siamo.