Biciclette nell’economia circolare, l’upcycling di Cycled

Diventare artigiani recuperando i copertoncini delle bici da corsa: un upcycling decisamente originale quello di Cycled

Silvio e Luca Potente condividono la passione per la bicicletta e un’attenzione al “buon uso delle cose”: sono aspetti che nascono da una sana cultura che ha le sue radici nella campagna veneta. Dal nonno dei due fratelli questi erano vissuti come dei valori, che oggi sono alla base dell’innovativa esperienza che caratterizza Cycled, l’azienda artigianale che hanno fondato nel 2014.

La bici è per entrambi il mezzo di trasporto ideale, oltre che il più economico, come hanno sperimentato direttamente durante le loro diverse esperienze all’estero: non solo permette di mantenere una buona forma fisica, ma ha pure una sorta di potere aggregatore, per cui è stato facile per i due italiani legare con la comunità dei ciclisti coetanei di molti luoghi, tra Francia, Spagna e altre mete extra Europa, oltre che Londra e Rotterdam, dove i due hanno rispettivamente vissuto. Proprio nella città olandese è nata l’intuizione che ha scatenato il progetto: a Luca si era rotta la cintura che indossava, della quale aveva però tenuto la fibbia. Guardando la ruota della sua bici che girava ha pensato allora di usare il copertone per realizzare una cintura: ritornando nella casa del nonno a Peseggia, frazione a 20 chilometri da Venezia, col fratello Silvio ha preso i vecchi copertoncini da corsa che avevano tenuto e hanno iniziato a realizzare i primi modelli.

L’idea è piaciuta subito, da principio sono state create cinture per gli amici, poi per gli amici degli amici: fino ad arrivare, attraverso il passaparola, a qualche negozio che esponeva volentieri tali oggetti fatti a mano, decisamente originali. Luca e Silvio hanno quindi deciso di trasformare questa attività in una azienda vera e propria, facendosi conoscere in giro per mercatini, fiere, ma anche in eventi e presenze all’estero: oggi Cycled ha altri due dipendenti, per la fase di produzione, e alcuni collaboratori che seguono ad esempio la parte digitale o di ecommerce. La loro storia ricorda quella degli svizzeri fratelli Freitag, dell’omonimo brand, che folgorati da un’intuizione riciclano teloni dismessi dei camion per creare degli originalissimi zaini, oggi esposti al Moma di New York.

le cinture di Cycled
Anche il packaging è realizzato all’insegna del riciclo

Indossa il tuo copertone: nasce Cycled You

Le cinture restano il prodotto principale, specie per la varietà, la diversità di colori e i modelli che sono in grado di offrire: sono poi nati altri oggetti come portachiavi, braccialetti, cinturini per orologi, ma anche prototipi di complementi d’arredo, scarpe e lampade grazie alla modularità e versatilità dei copertoncini. Vengono utilizzati quelli da corsa perché sono materiali che, dopo la loro prima vita, forniscono la resistenza e la funzionalità necessarie per le loro creazioni. Cycled si occupa di ogni fase della realizzazione ma, per rendere un articolo ancora più personale, i due fratelli hanno voluto creare un rapporto diretto con l’utente: ognuno può infatti portare al meccanico (o spedire in sede) il proprio copertone, dove questo viene lavorato e trasformato per diventare qualcos’altro. “È alla base del concetto Cycled You – Crafted with your story”, spiega Silvio, “ovvero, la cintura è un prodotto fatto dalla storia del cliente, delle sue pedalate, quasi una sorta di legame con la strada che non si interrompe”. Altro aspetto che il cofondatore tiene a sottolineare riguarda il modello di riutilizzo e di upcycling, dove il materiale finale ha un valore maggiore rispetto a quello originario. “Fin da quando abbiamo fondato l’azienda abbiamo applicato subito l’idea dell’economia circolare”, ricorda Silvio: “oggi se ne parla molto, così come di sostenibilità, ma è importante farlo per una reale presa di coscienza, non per una moda”.

I fratelli Potente sottolineano e rivendicano le loro peculiarità di italiani, ma confermano altresì la loro visione ‘nordica’, che li ha guidati nell’impostare la loro azienda: non è un caso che la maggior parte del loro business provenga dal mercato estero, che va dal Giappone agli Stati Uniti, passando praticamente per tutta l’Europa.

La collaborazione con Michelin

Interessante è poi l’approccio che hanno avuto verso alcuni brand importanti come Michelin. “Siamo andati presso il loro headquarter a Francoforte a dirgli che stavamo usando il loro marchio impropriamente”, continua Silvio, “ma che d’altra parte avevamo realizzato qualche migliaio di cinture con il loro logo, che altrettante persone indossavano fungendo come una sorta di loro ambassador. Abbiamo avuto alcuni intensi scambi di idee e considerazioni, però oggi ci hanno consentito l’utilizzo mondiale del marchio Michelin per 5 anni: ne è nata una collaborazione attiva, noi riceviamo i loro scarti di produzione e li trasformiamo in nuovi oggetti unici”.

Silvio ritorna sull’idea di fondo, che vede gli utenti stessi protagonisti della trasformazione dei loro vecchi pneumatici in nuovi oggetti da indossare o utilizzare, per sottolineare che questo tipo di approccio è pensato per una diffusione globale, ma in un’ottica locale: “non vogliamo fare dei franchising di Cycled nel mondo”, riprende Silvio, “ma far nascere nei vari paesi dei laboratori creativi che sfruttino la nostra conoscenza”. Ce ne parla come un concetto più sociologico, che economico, anche se naturalmente il business plan deve poi stare in piedi.

La cura per ogni dettaglio, insieme all’attenzione a ogni aspetto di ecosostenibilità, emergono anche dalla confezione nella quale vengono posti i prodotti: si tratta di scatole in cartone riciclato e certificato FSC, semplici ma molto belle e funzionali, capaci di valorizzare quello che contengono. Perfette quindi per un regalo che dura nel tempo e che richiama valori importanti.

La cultura del riutiizzo

Quella che infatti i due fratelli vorrebbero concretizzare e diffondere è proprio una cultura del riutilizzo, e per fare ciò tengono volentieri degli incontri a partire dalle scuole elementari: “dove mi è capitato un bambino di 7 anni che mi diceva che se noi facciamo dei prodotti così resistenti che non si rompono mai, allora siamo destinati a fallire”, ricorda Silvio con un sorriso. Una simile affermazione porta a diverse considerazioni, a partire da come le regole del consumismo abbiano imposto un radicale cambiamento delle logiche di consumo: ma pure alla necessità di ribadire che un approccio etico e sostenibile è l’unico realmente percorribile.

Per questa ragione il loro impegno raggiunge anche le università, dove tengono seminari in cui spiegare che cos’è concretamente l’economia circolare: dimostrando con i fatti che, unendo passione e un pizzico di inventiva, si possono raggiungere risultati sorprendenti.

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