La carta è uno dei materiali più diffusi al mondo, può essere leggera o resistente e, grazie alla sua flessibilità, si adatta a infiniti utilizzi: una diffusione così capillare ha un altissimo impatto ambientale ed è dunque fondamentale attivare sia azioni per una produzione responsabile, sia azioni di riciclo e di riutilizzo di un materiale che altrimenti andrebbe sprecato e inquinerebbe. Lo sanno molto bene tutti i produttori, che nella maggior parte dei casi hanno da anni impostato la produzione di tutte le famiglie delle proprie carte in modo da renderle riciclabili e recuperabili, come definito dalle norme europee.
Poiché la fibra di cellulosa è la componente principale che costituisce ogni tipo di carta, il riciclo, che in realtà ha una storia secolare, rappresenta la pratica migliore per recuperare tale fibra: si tratta di un esempio eccellente di economia circolare, in quanto la materia prima viene recuperata per farne un utilizzo di pari livello. Ancora di recente la Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo ha ribadito il primato dell’Italia in quest’ambito, dove può orgogliosamente porsi come un punto di riferimento: inoltre, grazie a lavorazioni sempre più sofisticate, la carta riciclata è in grado di offrire la stessa qualità e resistenza di quella di pura cellulosa.
Non è un caso che molti importanti brand, di vari settori di mercato, propongono confezioni, scatole e packaging ricavate con carte riciclate, almeno in una certa percentuale: il tutto garantendo la bellezza, l’eleganza e gli aspetti distintivi del proprio marchio. Tale crescente attenzione agli aspetti di ecosostenibilità ha quindi portato i vari produttori di carte a offrire prodotti conformi a tali principi, spesso con soluzioni innovative.
Non solo cellulosa: le fibre alternative
Da parecchi decenni ci si è resi conto che il legno non è affatto una risorsa infinita e si sono studiate soluzioni sia per limitare l’utilizzo della cellulosa dagli alberi, sia per realizzare carte con contenuto di fibre alternative: molte di queste provengono da piante che si rinnovano annualmente e da materiali derivati, come ad esempio cotone, lino, canna da zucchero, canapa, erba essiccata. L’azienda britannica Moo ha lanciato alcuni anni fa una serie di biglietti da visita creati dal cotone estratto da tessuti in disuso, ma molti produttori di carte hanno iniziato a ricavare la carta utilizzando alghe, bucce d’arancia, viticci dell’uva, gusci di mandorle, noci e noccioline, noccioli di frutta, bambù, paglia, cacao e la lista potrebbe continuare ancora.
Ancora una volta l’Italia è protagonista in questa transizione ecologica, grazie a produttori storici come Favini o Fedrigoni, entrambi certificati FSC (ONG internazionale che garantisce la corretta gestione delle foreste da cui si ricavano le materie prime, ossia la cellulosa vergine): nel loro catalogo si trovano diverse linee di prodotto dove le carte nascono dall’uso dei materiali descritti in precedenza, spesso mescolandoli con carta riciclata. L’innovazione che converte uno scarto in una nuova materia prima ha portato quindi a ottenere carte di notevole personalità, con diverse trame, grammature e colori, e sensazioni tattili con una forte connotazione.
Un esempio a tale proposito sono i sacchetti degli Empori Fratelli Carli, la cui carta è stata creata da Cordenons (società del Gruppo Fedrigoni) sfruttando i noccioli scartati dalla lavorazione dell’olio. Analogamente Manter by Fedrigoni Self-Adhesives propone una famiglia con contenuto di fibre alternative, utilizzata soprattutto nelle etichette per vini di alta gamma e nei prodotti del lusso, grazie alla bellezza dei materiali, alla loro qualità e alle elevate prestazioni.
Tutto ciò fa intuire che questa tipologia di carte non pone limiti per quanto riguarda la stampabilità: ma se finora si è parlato di tali famiglie di prodotti ecosostenibili viene da chiedersi se con il processo di stampa l’intera attenzione all’ambiente non venga vanificata.
Anche la stampa può essere sostenibile
Stampare è tendenzialmente piuttosto inquinante e richiede parecchia energia ma, con un po’ di attenzione e lungimiranza, anche questa attività può risultare sostenibile: ne avevamo già parlato in passato, raccontando di due eccellenze a conduzione familiare come la stamperia green Bellavite Nonsolocarta e il produttore di etichette Rotocel, anch’essi certificati FSC. Fortunatamente non sono le sole con tale approccio, anche perché sempre più tipografie ricevono dai loro clienti richieste di utilizzo di carte riciclate e non di rado dimostrano sensibilità sulle tematiche ambientali.
La litografia Reverberi di Parma è stata la prima azienda grafica italiana riconosciuta come B Corp e spiega nel dettaglio sul proprio sito come lavora per ridurre gli impatti ambientali: dall’accurata scelta delle materie prime all’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili, dagli inchiostri di derivazione vegetale alla plastificazione biodegradabile. Producendo matrici senza additivi chimici, compensando le emissioni di carbonio e prediligendo naturalmente carte riciclate ed ecologiche.
Difficile fare un elenco esaustivo delle imprese che hanno operato scelte analoghe, ne citiamo alcune che testimoniano un fenomeno in crescita: è il caso delle industrie grafiche Lazzati e Petruzzi, che sono anche società benefit, oppure delle Grafiche ATA, di Gam Edit, di 4Graph, nomi che si trovano fra Umbria, Lombardia, Campania, accumunati dall’impegno nel produrre stampati a basso impatto e dalla costante ricerca di soluzioni che perseguano tali obiettivi. Elevata è infine l’attenzione di tutti costoro nella gestione dei rifiuti, che sono stati drasticamente ridotti grazie alla capacità di trasformare i materiali di scarto e riutilizzarli nella logica di un’economia circolare pervasiva, che ottimizza ogni risorsa.
Stampare dunque in modo sostenibile è possibile ed è un’altra delle scelte che, se applicate in maniera strutturata, contribuiranno a portare quei miglioramenti alla salute del pianeta che tutti auspichiamo.
Foto di Erik Mclean su Unsplash