La sostenibilità è sulla bocca di tutti, ma tra caro bollette e altri elementi di crisi, sono tanti gli imprenditori, i commercianti, i dirigenti d’azienda che storcono il naso di fronte a questa parola, che sembra richiamare solo restrizioni, divieti, investimenti economici.
Sarà pertanto utile a queste persone sapere che in realtà, quando si vanno a vedere i numeri e le situazioni reali, si scopre che la sostenibilità non è solo un costo e un dovere morale, ma una strategia che aiuta e fortifica l’azienda.
La famosa resilienza va a braccetto con la sostenibilità.
Lo conferma il Tredicesimo Rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, pubblicato proprio in questi giorni, che mostra risultati di cui essere soddisfatti. Come italiani tendiamo sempre a buttarci un po’ a terra, vedere più i nostri difetti che i pregi, ma non è il caso di farlo oggi di fronte a questo report che mostra un’eccellenza del nostro Paese e delle nostre imprese soprattutto nell’affrontare la transizione verde.
Infatti, sono oltre 531 mila le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green: il 40,6% delle imprese nell’industria ha investito, valore che sale al 42,5% nella manifattura. Guardando alle performance economiche, le imprese eco-investitrici si dimostrano più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2022 contro un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito) percentualmente aumentano di più il fatturato (49% contro 39%) e le assunzioni (23% contro 16%).
Il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci definisce l’Italia una superpotenza europea dell’economia circolare, il modello di produzione che sta sostituendo quello lineare per ridurre lo sfruttamento delle risorse primarie e la produzione di rifiuti. Il che significa moltissimo per un’economia come quella italiana basata sulla manifattura e povera di materie prime.
Le brave imprese italiane
Le imprese italiane riciclano quasi la totalità (83,4% al 2020) dei rifiuti, urbani e speciali: un risultato ben superiore alla media europea (53,8%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (70%), Francia (64,5%) e Spagna (65,3%). Un risultato che determina una riduzione annuale delle emissioni pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 .
Il nostro Paese inoltre, esprime un grandissimo potenziale nella valorizzazione di materia a fine vita, guadagnando il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti. Nel biennio 2020-2021 si è inoltre verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia – specialmente nel comparto cartario – che ha visto in tutti i settori incrementare, anche in maniera importante, la quota di materie seconde impiegate.
Un dato del sistema produttivo italiano è davvero interessante: che a parità di valore prodotto genera meno rifiuti, con 47,4 tonnellate di rifiuti per milione di euro prodotto (2020), seconda solo alla Spagna (40,7), e un tasso d’uso di materia seconda del 21,6% (2020), che si avvicina al primato della Francia (22,2%). A questi si aggiungono i primati nella produttività nell’uso di materie prime (PIL/Consumo domestico di materia), nella produttività per consumi energetici (PIL/consumo lordo energia), e un buon posizionamento relativo all’efficienza delle emissioni (CO2eq/PIL).
L’economia circolare conviene
Tutto ciò si traduce nel fatto che l’Italia raggiunge il primato assoluto, rispetto alla media Eu, nell’ambito della cosiddetta “efficienza delle risorse”, ovvero nella capacità di generare maggior valore nei prodotti che realizza con un minore sfruttamento delle risorse, cioè: uso più efficente delle materie prime, dell’energia e delle risorse idriche; efficienza delle emissioni GHG3 (gas ad effetto serra).
Si produce meglio con meno. L’eccellenza della manifattura italiana si dimostra oggi anche in questa dimensione, nella capacità di trasformare e realizzare i migliori prodotti con il minore impatto ambientale. E con minori costi. Queste aziende non sono solo motivate dalla sensibilità ambientale: hanno capito che ‘l’efficienza delle risorse’ è anche l’unica strategia efficace per il controllo ed il contenimento dei costi di produzione, necessari a garantire competitività sui mercati internazionali ai prodotti finali.
Ci sono altri ambiti della sostenibilità in cui l’Italia può ancora migliorare, l’analisi dello studio li riporta, ma è importante sottolineare i passi avanti fatti e celebrare le imprese che stanno davvero impegnandosi fortemente per una ‘good economy‘.