All’ultima edizione della Milano Wine Week (a ottobre a Milano) sono state protagoniste una selezione delle più promettenti startup del settore, unite dall’obiettivo comune di ridefinire il futuro della viticoltura italiana attraverso soluzioni tecnologicamente avanzate e rivolte alla sostenibilità.
Rendere questo binomio percorribile, e soprattutto efficace, non è un’impresa semplice, specie in un contesto globale sempre più segnato dall’urgenza della crisi climatica della biodiversità. Tuttavia, le startup che abbiamo incontrato sembrano aver accettato la sfida e rappresentano soluzioni all’avanguardia per il settore vitivinicolo.
“L’Italia deve essere un punto di riferimento sia per la qualità e l’eccellenza dei prodotti che esportiamo”, ha sottolineato Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week, “sia per la tecnologia e le soluzioni sostenibili”. Oltre alle tre startup vincitrici che parteciperanno a un programma di accelerazione, anche le altre finaliste hanno confermato come la tecnologia stia rivoluzionando ogni aspetto della viticoltura, presentato progetti che spaziano dal monitoraggio satellitare all’utilizzo di biosensori avanzati.
Le sfide di un settore in cerca di una ripresa
Anche se è da sempre leader mondiale, il mercato vitivinicolo italiano nel 2023 ha prodotto attorno ai 43 milioni di ettolitri, superato per la prima volta dalla Francia dopo molti anni: un calo del 14% rispetto all’anno precedente, con un valore dell’export di oltre 7,8 miliardi di euro (dove emerge un +18,5% proprio in Francia).
Questi dati forniti da Coldiretti indicano che il settore si trova ad affrontare sfide cruciali che richiedono soluzioni innovative e sostenibili.
Proprio il cambiamento climatico rappresenta la sfida più pressante: dagli ultimi dati raccolti si evidenzia come le temperature medie nei vigneti italiani siano aumentate di 1,5°C negli ultimi 30 anni. Inoltre, il 70% delle aree viticole tradizionali potrebbe diventare inadatto alla coltivazione entro il 2050, anche perché in alcune regioni la siccità ha ridotto la resa addirittura del 40%; gli eventi meteorologici estremi dell’anno scorso si stima che abbiano causato danni per oltre 300 milioni di euro.
Come ha rilevato l’Osservatorio Assoenologi, la contrazione è stata determinata in particolare dagli attacchi della peronospora, malattia fungina provocata dalle frequenti piogge: la difesa dalle malattie della vite comporta d’altra parte trattamenti fitosanitari che incidono per il 15-20% sui costi di produzione, avendo inoltre un impatto ambientale significativo con emissioni di CO2.
Infine, la gestione dell’acqua è diventata prioritaria: il settore vitivinicolo italiano utilizza circa 2,4 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, ma il 65% dei vigneti non dispone di sistemi di irrigazione di precisione. Senza dimenticare che le acque reflue della produzione vinicola superano i 1,5 miliardi di litri annui, con un costo dello smaltimento che incide per il 3-5% sui costi di produzione.
Premiare l’innovazione, incoraggiare la collaborazione
Le 3 start up vincitrici propongono proprio soluzioni che cercano di rispondere in modo puntuale a molte di queste problematiche. Costoro avranno accesso al programma Wine in Action, che rappresenta un investimento concreto nel futuro del settore, offrendo un percorso di formazione e mentorship del valore di 70.000 euro.
Il programma abbraccia molteplici ambiti di innovazione, che vanno dall’agricoltura di precisione per ottimizzare le risorse, alle tecnologie blockchain per la tracciabilità della filiera, fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per il miglioramento dei processi produttivi. Si parlerà anche di economia circolare per la gestione dei rifiuti, come pure delle piattaforme digitali per il marketing e l’e-commerce.
VisioNing ha sviluppato un sistema sostenibile per il trattamento delle acque reflue, combinando tecnologie bio-elettrochimiche e fotocatalitiche. L’aspetto più innovativo risiede nell’utilizzo dell’energia solare per la purificazione dell’acqua e il recupero degli elementi nutritivi dai fertilizzanti, creando un ciclo virtuoso di riutilizzo delle risorse.
Dewy ha presentato una rivoluzionaria soluzione per contrastare la siccità: un idrogel biodegradabile derivato dall’amido, capace di trattenere acqua fino a sette volte il proprio peso. L’innovazione non si limita alla conservazione idrica, ma si estende al rilascio graduale di nutrienti e probiotici, rappresentando un’alternativa completamente ecologica agli hydrogel tradizionali.
GreenAnt ha portato l’intelligenza artificiale nei vigneti con la piattaforma Desidera, che utilizza dati satellitari per fornire analisi dettagliate del territorio. Con una precisione che raggiunge il 95%, il sistema permette di monitorare parametri cruciali come il rischio di inondazioni, la resa dei raccolti e il degrado del suolo.
Visto l’ecosistema di startup particolarmente vivace, dove l’innovazione tecnologica si declina in molteplici soluzioni per il settore vitivinicolo, Gordini auspica un futuro di possibili connessioni tra tutte le realtà coinvolte, in un’ottica di sinergie e potenziamento reciproco.
Strategie comuni per prodotti di qualità a impatto sempre più ridotto
Fra le soluzioni presentate, alcune derivano da esperienze di successo già sperimentate in altri contesti agricoli, come ad esempio nella coltivazione dei pomodori. Nel campo dell’osservazione satellitare, due realtà si sono distinte per l’approccio innovativo: Terroir From Space e Ticinum Aerospace con la sua piattaforma Saturnalia. La prima si concentra sulla ricerca e identificazione di nuovi siti ad alto potenziale e non ancora sfruttati, un tema particolarmente rilevante nel contesto del cambiamento climatico. Nel secondo caso è stato sviluppato un sistema di “gemello digitale” dei vigneti che combina dati meteorologici e immagini satellitari per il monitoraggio e quindi per ottimizzare la produzione e fornire delle stime sulla qualità del raccolto; inoltre, Saturnalia offre una serie di strumenti di carattere economico per valorizzare i vigneti e quindi i potenziali investimenti.
L’intelligenza artificiale e il monitoraggio predittivo trovano applicazione nelle soluzioni di Trace Technologies e Abit. Trace Technologies, con il suo progetto “Vigneto Sicuro”, ha già conquistato oltre 2.500 viticoltori grazie a un sistema che prevede l’insorgenza di malattie con dieci giorni di anticipo, permettendo di ridurre i trattamenti fitosanitari del 30%. Abit, invece, ha sviluppato un’app che analizza e valorizza la biodiversità del suolo, fornendo una certificazione specifica che facilita l’accesso agli incentivi ambientali dell’UE.
Particolarmente innovative sono le soluzioni hardware proposte dalle altre aziende: Uptoearth Italia ha presentato CLAUS, un dispositivo che unisce le capacità di un drone alla connettività IoT per ottimizzare l’uso di pesticidi e fertilizzanti; la startup è altresì impegnata a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e promuovere pratiche agricole più sostenibili, per aumentare la produzione alimentare globale del 70% entro il 2050, riducendo le emissioni di carbonio associate all’agricoltura.
Lualtek ha sviluppato un sistema di monitoraggio e automazione di serre e coltivazioni in campo aperto, potendo trasmettere dati da sensori su lunghe distanze e basso consumo energetico; oltre a monitorare parametri come temperatura, umidità e condizioni del suolo, la piattaforma permette il controllo remoto delle operazioni agricole e la possibilità di svolgere azioni come l’irrigazione o la ventilazione in base ai dati raccolti.
PlantBit ha introdotto il Bioristor, un rivoluzionario biosensore in-vivo completamente biocompatibile (primo al mondo), che monitora in tempo reale la salute delle piante, rilevando problemi come lo stress idrico e la salinità; si tratta di un passo fondamentale nel campo della diagnostica vegetale, che permette l’ottimizzazione dell’utilizzo di acqua e fertilizzanti, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale.
La trasformazione digitale è quindi una sfida aperta, specie se consideriamo che solo il 20% delle aziende viticole italiane utilizza tecnologie di agricoltura di precisione, mentre il 60% non dispone di sistemi di monitoraggio digitale. Dal Wine Innovation Day 2024 emerge come il settore vitivinicolo italiano stia seguendo diverse direttrici tecnologiche, muovendosi decisamente verso quella che è stata definita agricoltura 4.0, dove impatto ambientale, innovazione tecnologica e tradizione si uniscono per creare un modello di produzione più efficiente e responsabile.
Le soluzioni innovative proposte dalle 10 startup contribuiscono a costruire una viticoltura più sostenibile e resiliente, capace di affrontare le sfide del cambiamento climatico mantenendo gli alti standard qualitativi nella produzione che caratterizzano il settore vitivinicolo italiano.