Le decisioni della COP26 per il clima

La COP rappresenta una conferenza delle parti e fa riferimento a tutti quei paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

Sicuramente avrai già sentito parlare delle decisioni della COP26, il discusso evento che lo scorso novembre ha visto riuniti tutti i potenti della Terra per parlare di cambiamento climatico.

Il termine COP significa infatti conferenza delle parti e fa riferimento a tutti quei paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Il compito principale di questa conferenza è, quindi, quello di prendere delle decisioni globali per quanto riguarda i comportamenti da tenere e le regole da rispettare per contrastare il cambiamento climatico. Vediamole insieme.

Il precedente: le decisioni di COP21

La primissima convenzione delle parti è stata stipulata nel 1992 a seguito del trattato di Rio dove però non erano stati presi degli accordi vincolanti. Nel 2015, invece, si è tenuta la prima conferenza che ha generato i primissimi obblighi sui comportamenti da tenere per contrastare in maniera efficace il cambiamento climatico grazie all’Accordo di Parigi (COP21).

Tale accordo aveva come obiettivo principale quello di limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C.

Nel 2021 invece c’è stata la 26° conferenza dove tutti i paesi si sono riuniti per prendere altre decisioni. Questa conferenza prende il nome di COP26 e si è tenuta a Glasgow, città che ha dato anche il nome al trattato stipulato.

In questo trattato sono stati affrontati diversi argomenti per quanto riguarda le regole da rispettare per rendere efficaci le azioni contro il riscaldamento climatico.

COP26: quali decisioni sono state prese

Lo scopo principale di questo incontro è stato innanzitutto quello di fare il punto della situazione sui cambiamenti degli ultimi cinque anni e le mosse che si sono attuate. Successivamente sono state prese altre decisioni per incrementare ulteriormente lo sforzo dei diversi paesi nel contrasto al Climate Change.

Innanzitutto, si è deciso di rivedere l’obiettivo di contenere l’innalzamento delle temperature sotto i 2°C ridefinendolo a 1,5°C. Questa scelta deriva a seguito delle pesanti preoccupazioni dovute agli studi scientifici, che hanno messo in luce come il contenimento della temperatura entro i 2°C non fosse sufficiente per ripristinare una situazione di equilibrio a livello mondiale.

La decarbonizzazione rappresenta scuramente un altro proposito per eliminare le emissioni. Qui però ci sono stati dei passi indietro rispetto a quanto ci si sarebbe atteso dopo il trattato di Parigi, con tanto di proteste da parte degli attivisti. Durante la COP21 si prometteva di eliminare del tutto l’utilizzo di carbone e dei combustibili fossili. Nel trattato di Glasgow, invece, si parla solamente di ridurre gradualmente l’uso e il finanziamento di tali materiali.

Altro argomento molto discusso è l’accordo tra USA e Cina in cui quest’ultima, spiazzando davvero tutti, ha deciso di collaborare con altri paesi per quanto riguarda il rafforzamento e l’accelerazione delle azioni riguardanti il clima. Questa è stata una mossa inaspettata da parte del paese orientale in quanto, nel precedente trattato di Parigi, la stessa Cina si era rifiutata di impegnarsi sul fronte della riduzione delle emissioni di gas serra.

Tale collaborazione ha anche l’obiettivo di ridurre a 0 le emissioni entro la metà del secolo attraverso il progetto Net-Zero Standard. Ovviamente questo cambiamento avverrà in maniera graduale, riducendo dapprima le emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030. Anche la riduzione delle emissioni di metano ha avuto un ruolo chiave in questa discussione: a Glasgow si è giunti alla conclusione che ridurre le emissioni del 30% entro il 2030 è di fondamentale importanza. A quest’ultima scelta però non hanno partecipato Cina, Russia e India.

Le emissioni prodotte delle automobili sono sicuramente un altro tassello che incide sull’inquinamento atmosferico. Durante la Cop26 si è giunti alla conclusione che un’accelerata sulla produzione di auto e furgoni elettrici ad emissioni 0 è davvero indispensabile. Nonostante questo, hanno aderito a questa iniziativa solo 24 paesi e 6 case automobilistiche. Si è comunque deciso di porre come obiettivo la completa transizione a mezzi elettrici entro il 2035 per i paesi sviluppati e per il 2040 per quelli in via di sviluppo.

I paesi più poveri si trovano in grande difficoltà per quanto riguarda il raggiungimento di questi obiettivi; quindi, nel patto di Glasgow si è deciso di istituire nuovamente dei fondi per i paesi poveri. Si era parlato però di questi fondi anche nel trattato di Parigi, ma purtroppo la cifra accordata di 100 miliardi di dollari non è mai stata devoluta. La Cop26 ha deciso di raddoppiare questo fondo, ma il pericolo che questa decisione rimanga solo una promessa resta purtroppo fondato.

A questi fondi si sono aggiunti anche quelli istituiti per i paesi già danneggiati dagli effetti del cambiamento climatico, ovvero il Fondo Loss & Damage. Su questo argomento però non sono state prese decisioni specifiche, dando così la sensazione che anche questa sarà soltanto una promessa. 

Nel patto di Glasgow si è istituito anche un mercato delle emissioni di carbonio dove si sono prese due decisioni fondamentali.

La prima è stata quella di dare la possibilità ad uno Stato di effettuare degli interventi di decarbonizzazione su altri paesi, compensando in questo caso parte delle sue emissioni. La seconda scelta è stata quella di scambiare le quote di emissioni tra gli stati in modo tale che i paesi che emettono meno compensino quelli che sforano i limiti imposti dal trattato.

Alcuni pareri sulle scelte prese alla COP26

A fronte di queste decisioni della COP26, possiamo dire che sotto diversi aspetti sono stati fatti dei passi in avanti. Tra questi, ad esempio, la decisione di limitare il cambiamento climatico ad 1,5°C diversamente dall’obiettivo generico di non superare i 2°C pattuiti nel trattato di Parigi.

Qui, però, è presente una grande controversia: se in quest’ultimo trattato si era posto come obiettivo quello di limitare l’aumento delle temperature al di sotto dei 2°C attraverso l’eliminazione completa del carbone e dei combustibili fossili, come sarà possibile limitare l’innalzamento delle temperature a 1.5°C a fronte di una graduale diminuzione dell’utilizzo di questi combustibili? Sicuramente l’impegno preso dalla Cina contribuirà al raggiungimento di questo obiettivo, ma basterà? Molti attivisti sono dubbiosi circa la reale fattibilità dell’obiettivo: motivo per cui le decisioni della COP26 restano molto criticate.

Un’altra controversia importante è quella dei fondi promessi ai paesi più poveri. Se dal 2015 (data della stipulazione del trattato di Parigi) ad oggi non è stato stanziato neanche un dollaro a fronte di questo fondo, raddoppiare il finanziamento è stata davvero una mossa utile? I paesi finanziatori manterranno la promessa o si comporteranno come hanno fatto fino ad oggi, ignorando l’impegno?

Un passo in avanti è stato invece quello della definizione del mercato di scambio delle emissioni, che rappresenta un incoraggiamento, soprattutto per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo.

Speriamo vivamente che gli impegni presi in questo trattato vengano rispettati in maniera ferrea e senza eccezioni, in quanto il nostro pianeta e la nostra sopravvivenza è messa davvero a rischio da noi stessi e dai nostri comportamenti. Basteranno le decisioni di COP26 a invertire la tendenza?

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