Il nome Nespresso è sicuramente riconosciuto come sinonimo di caffè in capsule e detiene una quota di mercato che lo pone fra i leader mondiali di questo settore: tant’è vero che, da molto tempo, altri produttori importanti hanno reso le loro capsule di caffè compatibili con i sistemi Nespresso. L’azienda ha recentemente comunicato di avere ottenuto la certificazione B Corp a livello mondiale, e parallelamente la filiale italiana ha aggiornato il suo statuto per diventare una Società Benefit. Sono traguardi importanti che Nespresso ha raggiunto attraverso un percorso che dura già da qualche decennio e che oggi formalizza con l’impegno a perseguire i più alti standard di sostenibilità e conseguenti effetti positivi sulla società. In Italia, anche l’altro grande produttore Illy è società benefit.
L’idea di portare il caffè espresso direttamente nelle case dei consumatori finali nasce già all’inizio degli anni ‘70, ma si concretizza commercialmente nel 1986. Quando un prodotto ha una diffusione e un consumo così estesi a livello planetario come il caffè e i suoi derivati, c’è sempre un tema di impatto in ogni fase del processo, che va dalla raccolta della materia prima fino alla realizzazione del package, che poi l’utente acquista nei punti vendita.
La ricerca della massima qualità del prodotto si è sempre accompagnata all’attenzione per il benessere sociale di quanti vengono coinvolti nelle varie fasi del processo produttivo. L’azienda ha appunto esplicitato il programma “The Positive Cup” per garantire la sostenibilità in ogni fase della produzione; poi nel 2011 è nata in Italia l’iniziativa “Da Chicco a Chicco”, per raccogliere e riciclare le capsule esauste.
Economia circolare, clima, comunità: i fattori chiave dei progetti dell’azienda
Queste sono tematiche a cui Nespresso tiene particolarmente, come dimostra nella propria comunicazione e nel dedicare intere sezioni del proprio sito a spiegare il significato di caffè sostenibile. Si tratta di un esempio concreto di economia circolare (la Società aderisce alla Piattaforma Italiana ICESP), che dallo smaltimento dei rifiuti ne trae una risorsa e che ha due realizzazioni pratiche: da un lato l’originale percorso che dà il nome dell’iniziativa, che dal chicco di caffè porta a un chicco di riso, dall’altro l’utilizzo dell’alluminio che può essere riciclato costantemente.
Che fine fanno le capsule
Le capsule usate si possono portare presso le Boutique Nespresso o nelle numerose isole ecologiche distribuite in tutta Italia e, una volta raccolte, sono mandate nell’impianto in provincia di Brescia che separa l’alluminio dal caffè: dal 2011 sono state recuperate circa 400 tonnellate di alluminio e oltre 3.300 tonnellate di caffè esausto. Dai fondi di quest’ultimo si realizzano dei fertilizzanti: nel caso specifico, il compost ottenuto è impiegato nella coltivazione di una risaia in provincia di Novara. Il riso che ne deriva è poi riacquistato da Nespresso e quindi donato al Banco Alimentare della Lombardia e del Lazio.
L’alluminio ha delle caratteristiche che lo rendono ideale non solo per conservare il caffè, ma anche per essere riadoperato praticamente all’infinito, riuscendo addirittura a realizzare una bicicletta, come è stato fatto insieme a Vélosophy. In Italia e in molti altri paesi europei la maggior parte di tale metallo è di seconda fusione, o addirittura successiva.
Insieme a Legambiente, Nespresso è protagonista in Italia di un altro progetto all’avanguardia, denominato “Le città che respirano”: in alcune zone sono state effettuate attività di rigenerazione, riforestazione o riqualificazione del territorio. Le due società hanno lavorato insieme per individuare quelle aree che dal punto di vista culturale e territoriale possono essere restituite alla collettività: come nell’autunno 2021 quando, a seguito dei gravi incendi nel Parco dell’Alta Murgia, si è provveduto a un intervento di forestazione urbana piantando 1.400 piante attorno all’area interessata, per ristabilire il corretto equilibrio ambientale. In un paio d’anni sono stati riforestati in Italia circa 35.000 metri quadri e, visti gli ottimi riscontri ottenuti, sia nell’esempio citato che in altri casi, si continuerà a operare in questa direzione.
A ulteriore conferma dell’attenzione all’ambiente di Nespresso Italia, va ricordata l’iniziativa portata avanti di recente insieme al Fondo Ambiente Italiano: ai consumatori che riportano le capsule esauste in una Boutique Nespresso viene regalato un biglietto omaggio per andare a visitare uno dei luoghi gestiti dal FAI. Nuovamente, si tratta di un progetto di successo che si prefigge di promuovere, valorizzare e curare i beni del territorio nazionale.
L’impegno per i coltivatori di caffè
C’è infine un altro aspetto che, a nostro avviso, qualifica il modello di business impostato da Nespresso e riguarda l’attenzione alle realtà produttive dei paesi in cui si raccoglie il caffè: in nazioni come Messico, Brasile, Costa Rica, Indonesia, Kenya, Sud Sudan e altre ancora ci sono migliaia di agricoltori che hanno aderito al programma Nespresso AAA Sustainable Quality, nato quasi vent’anni fa in collaborazione con Rainforest Alliance (ONG che opera per salvaguardare la biodiversità), impegnandosi a produrre il caffè in una modalità sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Analogamente il programma AAA Farmer Future, realizzato insieme a Fairtrade International (organizzazione no profit responsabile del Marchio di Certificazione del commercio equosolidale) ha istituito per la prima volta nel 2014 un piano pensionistico per i piccoli coltivatori di caffè in Colombia: entrambe le iniziative hanno chiaramente migliorato la qualità della vita dei coltivatori e delle loro famiglie, proteggendoli dai rischi legati alla loro attività.
Il focalizzarsi sul miglioramento delle condizioni di vita dei collaboratori locali da anni contraddistingue l’approccio di Nespresso, che ama raccontare le storie dei coltivatori sparsi in diverse parti del mondo. Sempre in Colombia l’azienda ha collaborato con Blue Marble Microinsurance per garantire un corretto programma assicurativo ai proprietari di alberi di caffè, così da tutelarli contro i principali rischi atmosferici: il successo del progetto pilota ha portato importanti sussidi da parte del governo colombiano, creando fiducia in ulteriori coltivatori, che oggi sono più di 9.000 per 22.000 ettari di piantagioni.
Analogamente in Indonesia, Nespresso ha sostenuto la cooperativa di caffè di Aceh che, insieme a una realtà commerciale come Olam International, ha accresciuto la produttività e la qualità di tante piccole aziende agricole, garantendo una maggiore costanza e condizioni socioeconomiche superiori. In una terra come lo Zimbabwe, dove siccità e crisi economica avevano quasi cancellato il settore del caffè, un agronomo che ha seguito il programma Sustainable Quality ha aiutato tante piccole aziende agricole, con interventi e accortezze opportuni, a riprendere e aumentare la produzione del caffè, con i relativi profitti e altre conseguenze positive, dall’istruzione alla salute, allo sviluppo economico generale.
Per concludere con le agronome etiopi, alcune donne che, grazie all’aiuto di Nespresso, sono diventate delle professioniste in grado di formare gli agricoltori in Etiopia. Nonostante lo scetticismo dei coltivatori nell’utilizzare nuove modalità per la produzione del caffè, gli ottimi risultati raggiunti da chi lo ha fatto ha dimostrato la validità di tale approccio. Si prevede che il numero di queste agronome cresca progressivamente, con la conseguente importante riduzione della disparità di genere.
“La certificazione B Corp recentemente ottenuta” ha dichiarato il CEO Guillaume Le Cunff, “rafforza il nostro impegno affinché ogni tazzina di caffè Nespresso abbia un impatto positivo sul mondo”. Un impegno che l’azienda sta decisamente onorando.