In mezzo del cammin dell’Agenda 2030, il Pianeta si ritrova in una foresta oscura, e tutti gli SDGs (gli obiettivi di sviluppo sostenibile) appaiono decisamente fuori strada.
Dopo gli scarsi progressi compiuti tra il 2015 e il 2019 (cfr Infografica 1.2), l’esplosione della pandemia e altre crisi hanno infatti segnato dal 2020 uno stop degli SDGs a livello globale. E a livello nazionale.
Nei Paesi ad alto reddito sono state adottate misure di stabilizzazione, spese di emergenza e piani di ripresa per mitigare gli impatti delle crisi sui risultati socioeconomici. Limitati, invece, i progressi per gli obiettivi ambientali e di biodiversità, anche nei Paesi in gran parte responsabili del loro disequilibrio.
Le crisi globali hanno inoltre diminuito lo spazio fiscale per i paesi a basso e medio-basso reddito, causando una regressione su diversi obiettivi e indicatori.
Queste le evidenze che emergono dal “Sustainable Devolpment Report 2023” del SDSN – Sustainable Development Solutions Network. Il Report monitora costantemente l’impatto delle azioni intraprese per raggiungere gli SDGs e di conseguenza raccomanda le linee guida per migliorare l’efficacia delle politiche e delle azioni per accelerare il progresso verso gli obiettivi.
Perché gli SDGs sono ancora raggiungibili; basta (!) raddoppiare gli sforzi per raggiungerli.
Status degli SDG a metà dell’Agenda 2030
Sulla base del ritmo dei progressi dal 2015, nessuno degli obiettivi è sulla buona strada per essere raggiunto a livello globale entro il 2030.
Quelli relativi alla fame, alle diete sostenibili e ai risultati sanitari sono particolarmente fuori strada, così come gli obiettivi riguardanti la biodiversità terrestre e marina, l’inquinamento urbano, la sostenibilità abitativa, le istituzioni forti e le società pacifiche.
Sebbene in media il mondo abbia compiuto alcuni progressi nel rafforzare l’accesso alle infrastrutture chiave, coperte in particolare dall’SDG 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, dall’SDG 7 – Energia pulita e accessibile e dall’SDG 9 – Industria, innovazione e infrastrutture, questo varia ampiamente tra i paesi e la media mondiale rimane troppo lenta per raggiungere questi SDGs a livello globale entro il 2030.
L’istruzione di qualità – SDG 4, si focalizza sull’accesso all’istruzione di base, ma la mancanza di dati a livello globale, non tiene conto della qualità e dell’equità dell’istruzione.
L’impegno dei Governi per gli SDGs
Gli SDG richiedono un cambiamento a lungo termine e una cooperazione globale. Ci si aspettava che entro il 2023 la maggior parte dei Paesi avrebbe implementato quadri politici, normativi e di investimento per raggiungerli.
Sette anni dopo l’adozione dell’Agenda 2030 e degli SDG, la maggior parte dei governi ha integrato in modo morbido gli SDG nelle loro pratiche di gestione pubblica, anche se ci sono variazioni significative tra i paesi. L’integrazione rigida e strutturata degli SDGs è generalmente carente, inclusa l’incorporazione degli SDG nei quadri di bilancio e di investimento a lungo termine.
Revisione Nazionale Volontaria
Entro luglio 2023, tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite ad eccezione di Haiti, Myanmar, Sud Sudan, Stati Uniti e Yemen avranno presentato una Revisione Nazionale Volontaria – VNR.
La maggior parte dei VNR identifica le priorità e le azioni degli SDGs a livello nazionale, ma non affronta in modo accurato gli sforzi per ridurre le ricadute negative internazionali e gli impatti transfrontalieri delle politiche. I risultati evidenziano lacune nella leadership e nell’istituzionalizzazione degli SDGs.
Le ricadute
Le crisi climatiche e della biodiversità sono guidate dalle azioni interne, ma sono anche influenzate dalle attività transfrontaliere. E a loro volta influenzate.
L’indice SDG cattura anche queste attività che generano ricadute economiche, finanziarie, sociali e di sicurezza. Gli SDGs riconoscono l’importanza delle ricadute internazionali e chiedono la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile. I Paesi a alto reddito tendono a generare le maggiori ricadute negative a causa del consumo insostenibile e del segreto finanziario.
L’architettura finanziaria globale
Consideriamo gli SDGs un’agenda di investimenti. Il Report sostiene sia fondamentale che gli Stati membri ONU adottino e attuino stimoli a favore degli SDGs e sostengano una riforma globale dell’architettura finanziaria globale.
É auspicabile che tutti i Paesi rivedano le loro strategie di finanza pubblica e privata che indirizza i risparmi, e si impegnino a rafforzare il multilateralismo, garantendo la cooperazione e la partecipazione per l’attuazione degli SDGs a livello nazionale e internazionale.
Sono inoltre necessari ulteriori investimenti nella capacità statistica e nell’alfabetizzazione dei dati e fornire conoscenze e strumenti ai cittadini e ai responsabili delle decisioni per utilizzare i dati e la scienza in modo efficace. La risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sottolinea infatti l’importanza di monitorare i progressi verso gli obiettivi e stabilisce la responsabilità dei governi del follow-up e della revisione a livello nazionale, regionale e globale.
Le aree di intervento
SDSN – Sustainable Development Solutions Network punta principalmente su sei aree di intervento a lungo termine:
- 1. Istruzione universale di qualità ed economia basata sull’innovazione;
- 2. Copertura sanitaria universale;
- 3. Sistemi energetici a zero emissioni di carbonio;
- 4. Ecosistemi sostenibili, agricoltura sostenibile e resilienza climatica;
- 6. Trasformazione verso l’accesso e i servizi digitali universali.
Ognuna di queste sfide richiederà investimenti pubblici e privati, supportati da processi di trasformazione tecnologica e una solida strategia di finanziamento.
Cinque, invece, le leve da mettere in campo per realizzare le trasformazioni necessarie: governance, economia e finanza, azione individuale e collettiva, scienza e tecnologia e capacity building.
L’indice SDG
Gli SDGs e l’accordo di Parigi sul clima hanno stabilito un vocabolario comune per lo sviluppo sostenibile, orientato verso l’Agenda 2030. Gli SDGs incorporano una forte attenzione agli obiettivi, agli indicatori e al monitoraggio, con il processo annuale di revisione nazionale volontaria.
L’IAEG-SDG – Inter-agency and Expert Group on SDG Indicators è stato incaricato di sviluppare e attuare il quadro globale degli indicatori per gli SDG, che attualmente comprende 231 indicatori unici, di cui 219 hanno dati disponibili a partire da ottobre 2022. Tuttavia, ci sono ancora lacune che limitano la capacità di monitorare i progressi, e l’IAEG-SDG sta lavorando per espandere la copertura e sviluppare nuovi metodi e indicatori per misurare i progressi nelle aree locali.
L’indice SDG è uno strumento che misura la performance dei Paesi rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Questo indice tiene conto della distanza tra la performance attuale di un Paese e le soglie di performance predefinite, e valuta se il Paese è in linea con gli obiettivi o se è in ritardo. Per calcolare l’indice, vengono utilizzati circa 100 indicatori (97 nella versione di quest’anno) raccomandati nel rapporto “Launch a Data Revolution” del 2015.
L’indice SDG è un importante strumento per promuovere la consapevolezza degli SDG. Aumentare la consapevolezza a tutti i livelli è fondamentale per il successo degli SDG, e la classifica globale attira l’attenzione sulle sfide che i paesi devono affrontare. Inoltre, l’indice SDG svolge anche un ruolo di responsabilità, aiutando a monitorare i progressi e identificare le aree che necessitano di miglioramenti. Viene ampiamente utilizzato dai governi nazionali, dalla società civile e dal mondo accademico.