PSA, Peste suina africana, di cosa si tratta

Se ne sente parlare spesso negli ultimi tempi: capiamo meglio cos'è questa malattia

La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale che colpisce i suini e i cinghiali selvatici, ed è trasmissibile all’uomo esclusivamente tramite l’ingestione di carne infetta o per contatto con il virus. Genera preoccupazione ai commercianti e ai produttori di numerosi paesi in quanto spesso porta a ingenti perdite economiche a causa della diffusione estremamente rapida (specialmente in allevamenti intensivi dove gli spazi sono ridotti e le misure igieniche superficiali), il decesso di numerosi animali e costi non indifferenti delle misure di controllo.

La PSA ha origine dall’Africa sub-sahariana e per anni, in Europa, dopo i primi cenni in Portogallo durante la metà del ‘900 è rimasta confinata alla Sardegna fino al 2007 anno in cui ha iniziato a diffondersi a partire dalla Georgia. Successivamente si sono presentati focolai nei Paesi limitrofi. Nel 2014 è arrivata alla diffusione in Europa e in seguito alla manifestazione anche in Asia, Oceania e Stati Uniti.

Come si manifesta la PSA nel suino

La PSA deriva da un virus della famiglia “Asfaviridae”, non è facile da debellare sia per la sua resistenza a putrefazione, congelamento e refrigerazione sia per l’estrema difficoltà di creare un vaccino data la mancanza di attivazione di anticorpi da parte del sistema infetto.

I sintomi principali negli animali colpiti sono:

  • febbre
  • perdita di appetito
  • debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
  • difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
  • costipazione
  • aborti spontanei
  • emorragie interne
  • emorragie evidenti su orecchie e fianchi

(Fonte: Ministero della Salute)

Queste caratteristiche hanno portato la malattia a una diffusione rapida, favorita inoltre dall’aumento di allevamenti intensivi e spostamenti globali di animali sempre maggiori.
In Europa è ulteriormente diffusa a causa dei pochi controlli negli allevamenti e dell’ampio smaltimento di carcasse illegale. Il decesso è tra le conseguenze più frequenti ma spesso il cadavere viene erroneamente considerato non più infetto e quindi trattato senza le giuste misure di sicurezza. Il virus della PSA rimane infettivo per mesi nelle carni e nelle carcasse degli animali infetti, ma è presente anche nel sangue, negli escrementi e nella saliva degli animali ammalati.

Per questo motivo, con il decreto del 5 agosto 2022 n.136, è diventato obbligatorio segnalare la presenza di contagio, anche sospetto, alle aziende sanitarie locali.

Prevenzione

Le misure di prevenzione sono, per i Paesi che non hanno mai avuto episodi, prevalentemente di controllo rigoroso specialmente di allevamenti di suini. Per quanto riguarda i Paesi infetti i punti principali sono: l’individuazione tempestiva della malattia e dei focolai e l’eliminazione dei soggetti intenti nel minor tempo possibile.

In Italia, e non solo, tra le misure di sicurezza principali per i cittadini ci sono:

– Evitare di portare dall’estero prodotti diretti o derivati di suini e cinghiali

– Smaltire adeguatamente rispetto alle norme di sicurezza i medesimi prodotti

– Non permettere ai maiali e ai cinghiali di accedere ad alimenti per umani o a scarti

Allevatori e cacciatori devono seguire norme e regole (Italiane ed Europee) principalmente rispetto alla biosicurezza e alla legalità delle pratiche.

Per approfondire:
ATS di Pavia

EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare)

(contributor: Eleonora Laferla e Anita Abirascid)

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