Un fumetto non cambia il mondo. Ma disegnare la sostenibilità può contribuire a costruire quella consapevolezza che serve a salvarlo, per renderlo un posto migliore per noi e per le generazioni future.
Alessia Iotti è convinta che ognuno di noi può, e deve, aver un ruolo per tutelare il nostro Pianeta. Non è necessario essere scienziati per difendere i mari, il suolo, la natura e i nostri diritti, basta metter in gioco le proprie abilità.
Alessia esprime la sua parte attraverso il disegno, poiché crede nella forza trasformativa dell’arte nel cambiare la nostra prospettiva sul mondo.
“disegno perchè non so cantare, disegno per chi sceglie il proprio futuro, per chi non riesce a stare ferm@, ma agisce!”
Alessia Iotti
Crescere in mezzo alla campagna, sporcarsi le mani di terra e cadere dagli alberi, le ha insegnato qualcosa di indescrivibile sul rapporto con la natura, qualcosa che può essere solo avvertito coi nostri sensi, che si può solo vivere e sperimentare. E che lascia in noi una forte impronta emotiva.
Gli scienziati ci parlano della crisi climatica, dell’ocean littering e dell’inquinamento utilizzando statistiche, numeri e grafici, ed è giusto e importante. Ma Alessia sa che rimane più impressa l’immagine di un terreno arido, di un lago prosciugato o di un ghiacciaio scomparso, che un grafico con linee e dati sulle precipitazioni e le temperature globali.
Le emozioni sono fondamentali. Per poter visualizzare la crisi climatica abbiamo bisogno di immagini; per comprendere la complessità delle sfide, abbiamo bisogno di metafore; per affrontare con severo impegno i rischi di oggi, serve l’ironia.
Alessia si impegna a condividere consapevolezza, porre domande, stimolare discussioni, ascoltare gli altri e imparare. E la cosa più entusiasmante per lei è vedere quanto sia concreta la possibilità di creare un effetto a catena di cambiamento nelle persone che la circondano e, grazie ai social media, anche in persone che vivono lontane da lei.
The Good in Town ha incontrato Alessia Iotti, in arte, Alterales: l’altra Alessia. .
Alessia, quando è iniziata la tua passione per il disegno?
Disegno da quando ne ho ricordo, in realtà. Con i pennarelli sulla carta per la stampante di mia mamma o ricalcando personaggi dei cartoni dai quaderni delle elementari. E poi scrivevo tantissime storie.
Quando ho iniziato a disegnare quella che oggi è Alterales i temi erano quelli di un diario personale: figuracce, l’essere goffa, i peli sulle gambe, tutto quello che della mia vita mi faceva ridere. Era un modo per esorcizzare.
Come è nata la tua sensibilità ambientale, e quando ha incontrato la tua vena artistica?
Ho iniziato ad informarmi sull’ambiente circa nel 2016, quando la plastica ha iniziato ad essere un elemento invadente dei miei spazi incontaminati della pianura padana.
Poi l’ho incontrata al mare in Sardegna, poi perfino in montagna.
Allora ho iniziato ad informarmi e mi si è aperto un mondo.
La vena artistica l’ho coltivata con gli studi in grafica pubblicitaria, ambito in cui ho cominciato anche la mia vita professionale. Ma in questo mondo, la mia parte creativa, la mia indole ironica, non aveva spazio. Quando lavori per un’azienda produci esattamente quello che ti dicono di produrre.
Questo modo di lavorare mi annichiliva. Così quando ho visto che i miei spunti creativi sui social cominciavano a riscuotere un certo successo, ho pensato che potevo sfruttare questo canale per mandare dei messaggi che costruissero consapevolezza, per sensibilizzare le persone. Tutto questo è galvanizzante, perché quando sei in una rete riesci davvero a creare l’effetto snow ball. “L’unione fa la forza” è molto vero in questo caso, perché si riesce a raggiungere davvero un pubblico vastissimo.
L’idea era quella di divulgare le tematiche della crisi ambientale e climatica in modo leggero. Non per svilire l’argomento, ma per evitare di associare sempre l’argomento a quell’ansia tipica dei media, che troppo spesso tende al catastrofismo.
Disegnare la sostenibilità: tra scrittura e grafica, quale è più incisiva?
Si parla tanto di equilibrio, in natura e tra uomo e natura, e lo stesso vale per questi due elementi.
La comunicazione è una danza tra diversi componenti: le parole, le metafore, la gag, il dato scientifico, i disegno, l’immagine, la foto e l’infografica. Ogni volta bisogna saper bilanciare e utilizzare quel QB di ciascun ingrediente che troviamo nelle ricette della nonna.
Io seguo molto il mio senso dell’umorismo e con il tempo ho imparato a sintetizzare senza banalizzare questi temi.
Il disegno, secondo te, è più percepito dai giovani o oggi attira anche gli adulti?
Sui social la fetta più grande del mio pubblico varia dai 20 ai 35 anni, ma il fumetto che ho appena pubblicato “La crisi climatica esiste. Non è un unicorno” è nelle scaffalature 10-14. Capita spesso che molti insegnanti e genitori mi scrivano per dirmi che hanno usato i miei disegni per spiegarli ai più piccoli.
Il disegno appartiene a tuttə perché è da quanto vivevamo nelle caverne che lo utilizziamo per comunicare. Siamo animali simbolici, il disegno ci aiuta a visualizzare ciò che non possiamo vedere. A volte anche ciò che non vogliamo leggere.
In occasione della festa delle donne, Alessia ha riunito nella campagna “8 marzo abusivo” un gruppo di artiste che hanno disegnato messaggi poi distribuiti in giro per la città. Messaggi di sostegno per le donne, di empowerment e di partecipazione. Disegni da fare propri, da regalare a un amica, o da leggere e lasciare lì per i prossimo passante.
Mi piacerebbe mi raccontassi dell’8 marzo abusivo: come è andata?
È un progetto nato per gioco per spargere atti di gentilezza in giro per la città, che poi si è trasformato in un atto collettivo anno dopo anno. Ad ad oggi ci sono una ventina di illustratrici che hanno collaborato ai disegni, ma soprattutto tantissime persone che in tutta Italia hanno portato l’8 marzo abusivo per le strade delle loro città.
Hai un desiderio? un obiettivo per cui disegnare o su cui lavorare?
Il mio desiderio? Che si risolva la crisi climatica in modo da poter tornare a divulgare arte – sono laureata in Didattica Museale – e raccontare cose buffe senza sensibilizzare nessuno perché saremo già tuttə sensibili.
Se pensi che sia importante fare la differenza; se ami il green (ma anche altri colori); se ti preoccupi di come salvare il pianeta (e magari anche le chiappe)… questo libro è per te!
Alterales