La COP27, che si terrà a Sharm El-Sheikh (6-18 novembre) in Egitto, si preannuncia una conferenza calda. La “cartina di tornasole numero uno” di quanto i governi stiano prendendo sul serio i danni del cambiamento climatico, ha detto António Guterres, segretario delle Nazioni Unite.
“Un terzo del Pakistan allagato. L’estate più calda in Europa degli ultimi 500 anni. Le Filippine sono state sommerse. L’intera Cuba in blackout. E… negli Stati Uniti, l’uragano Ian ha ricordato brutalmente che nessun Paese e nessuna economia sono immuni dalla crisi climatica”. Con questa sintesi agghiacciante Gutierres si rivolgeva ai giornalisti in un summit sul clima a New York alcuni mesi, per sottolineare l’importanza che avrà la COP27.
Tempo da perdere non ce n’è più, ‘siamo in una lotta per la vita o la morte per la nostra stessa sicurezza oggi e per la nostra sopravvivenza domani“.
Cosa succede durante le COP?
Le COP sono ufficialmente delle ‘conferenze internazionali’, ma in realtà sono più dei negoziati. Tutto quello che risulta dal programma e dalle agende ufficiali succede davvero: convegni, discorsi, appelli, presentazioni di studi e ricerche, dichiarazioni. Ma c’è anche una COP più sommersa, meno visibile, quella fatta con le agende personali dei ‘negoziatori’ (politici, esperti, rappresentanti di ONG, comunità, associazioni, lobby), con riunioni fiume per raggiungere accordi su strategie, con impegni sul clima che in parte circolano tra i soggetti interessati già nei mesi prima della COP.
Nella COP26, svoltasi a Glasgow, i leader mondiali partecipanti sono stati più di 190. Ma complessivamente, tutti i partecipanti registrati, sono stati 39.509. Delegazioni, a volte numerose, di tutti i Paesi presenti. Centinaia di negoziatori, rappresentanti di governo, di imprese, ONG, giornalisti. Che presenziano alle conferenze, si incontrano nei meeting più ristretti, all’interno della sede dell’evento o in locali esterni. Poi ci sono i momenti ufficiali, delle firme, delle dichiarazioni. E poi c’è quello che succede fuori. Le manifestazioni degli attivisti: a Glasgow erano in piazza in 100mila alla marcia di Fridays for Future.
Cosa si farà alla COP27
A Sharm El-Sheikh sono attesi oltre 40mila partecipanti, tra cui oltre 100 capi di Stato, migliaia di delegati, rappresentanti della società civile, giornalisti, stakeholder. Questi delegati si alleano in gruppi di negoziazione che hanno solitamente i medesimi interessi.
Il Centro Congressi Internazionale di Sharm El-Sheikh, ribattezzato Zona Blu, è il luogo in cui si svolgeranno tutti i negoziati ufficiali tra i delegati.
La Green Zone, con i suoi 22.500 metri quadrati, è il luogo in cui la comunità imprenditoriale, i giovani, la società civile, il mondo accademico e gli artisti di tutto il mondo avranno un ulteriore spazio per essere presenti e partecipare. L’obiettivo è promuovere un dialogo e un impegno inclusivo e dinamico tra gli attori del clima attraverso eventi, mostre, workshop, spettacoli culturali e conferenze.
Ma quali saranno i temi caldi della COP27?
Tutto è ‘caldo’ alla COP27, difficile ricostruire il quadro dei temi che saranno affrontati, è un vero e proprio puzzle di argomenti e sottoargomenti, verticali e trasversali. Tutto si muove in direzione di 4 obiettivi di riferimento, che riprendiamo dalle fonti ufficiali:
Mitigazione: tutte le parti, in particolare quelle in grado di “dare l’esempio”, sono chiamate a intraprendere “azioni coraggiose e immediate” e a ridurre le emissioni per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C.
Adattamento: garantire che la COP27 compia i “progressi assolutamente necessari” verso il miglioramento della resilienza ai cambiamenti climatici e l’assistenza alle comunità più vulnerabili del mondo.
Finanze: compiere progressi significativi sui finanziamenti per il clima, inclusa la consegna dei 100 miliardi di dollari promessi all’anno per assistere i paesi in via di sviluppo.
Collaborazione: poiché i negoziati delle Nazioni Unite sono basati sul consenso, il raggiungimento di un accordo richiederà “una partecipazione inclusiva e attiva di tutte le parti interessate”.
Verso questi goal saranno indirizzate le attività che nei 12 giorni della conferenza saranno dedicate ogni giorno a un tema diverso.
Il principale vertice che riunirà tutti i capi di Stato e di governo si terrà dal 7 all’8 novembre. Ci sarà una seduta plenaria e poi una serie di eventi paralleli, in cui, tra l’altro, tutti gli Stati dovranno presentare una propria dichiarazione, quella che descriverà la loro posizione sul clima. Sei i temi chiave che saranno affrontati: Transizioni giuste, Sicurezza alimentare, Finanza innovativa per il clima e lo sviluppo, Investire nel futuro dell’energia, sicurezza idrica e cambiamenti climatici e Sostenibilità delle comunità vulnerabili.
A margine del vertice, si svolgeranno altri incontri, discussioni e tavole rotonde, organizzati in giornate tematiche che affrontano questioni come l’innovazione e le tecnologie pulite, la centralità dell’acqua e dell’agricoltura nella crisi climatica, la perdita di biodiversità, la transizione energetica, gli sforzi di decarbonizzazione e la finanza.
Il World Economic Forum (WEF) ha raggruppato tutti gli argomenti trattati in 5 aree tematiche chiave cui prestare attenzione, e su cui ci si attende che vengano stabliti impegni stringenti e precisi, come nelle precendenti COP non sempre è stato visto.
Queste aree sono: natura, cibo, acqua, decarbonizzazione dell’industria, adattamento al clima. Sono tutte aree che a ben vedere richiedono proprio un impegno e scelte politiche.
E richiedono denaro.
Due parole chiave: adattamento e finanza climatica
Alla COP26 i Paesi sviluppati avevano fatto la promessa (non mantenuta) di erogare 100 miliardi di dollari in finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per combattere il cambiamento climatico e migliorare le strategie di adattamento. Ora, gli stessi Paesi torneranno alla carica per ottenere quello che non hanno ottenuto e che considerano come dovuto. “Va ricordato il ruolo di chi ha emesso più gas serra storicamente -, aveva detto la rappresentante indiana a Glasgow “.
Sull’autorevole sito inglese Carbon Brief, che parla di decarbonizzazione, ha fatto un’indagine per capire chi vuole cosa dal summit COP27. Da essa si evince che il tema della finanza climatica è considerato ad alta priorità per moltissimi Paesi.
Se la COP26 era avvenuta all’ombra della pandemia, questa avviene all’ombra della guerra tra Russia e Ucraina e del suo effetto su energia e materie prime. Ma non sarà più possibile ignorare le condizioni meteorologiche estreme che portano distruzione, perdite e danni in alcune parti del mondo più che in altre a cui bisogna dare una risposta. E già su questi danni che che serve la finanza climatica.
Una delle priorità sarà rendere pienamente operativo il Santiago Network, una rete collaborativa internazionale progettata per garantire strumenti e assistenza tecnica ai Paesi più esposte e vulnerabili vulnerabili. Si stima che in Egitto si raggiungerà un accordo sui termini di definizione del progetto.
Tra le economie più vulnerabili c’è anche il continente africano e quindi la COP27, ospitata dall’Egitto, richiamerà l’attenzione proprio su questo e sulla capacità di adattamento agli impatti del cambiamento.
Non si può più ragionare sulla sola mitigazione, nel tentativo di frenare il cambiamento climatico. Bisogna anche mettersi in ‘sicurezza’ il più possibile per essere più resilienti a cambiamenti che oramai sono irreversibili e nell’eventualità che gli sforzi per la mitigazione non siano sufficienti o non siano portati avanti con sufficiente velocità, come l’esperienza fino a oggi può farci pensare.
L’anno prossimo si terrà il Global Stocktake, che misurerà i progressi compiuti dopo la stipula dell’Accordo di Parigi. Per definire la COP27 un successo sarà necessario compiere davvero dei progressi consistenti e definitivi su tutte le tematiche climatiche e fare in modo che ogni Paese si assuma le sue responsabilità come parte ‘dell’unico mondo che abbiamo’.
Tema non ufficiale: diritti umani
Fuori dai negoziati ufficiali potrebbe prendere la scena un tema non ufficiale quanto importante, quello dei diritti umani.
Molte organizzazioni di attivisti, come Fridays for Future, hanno già dai mesi scorsi dichiarato che non avrebbero partecipato alla COP27 per la situazione di repressione e giornaliera violazione dei diritti umani che il paese vive sotto la dittatura di Abdel Fattah al Sisi. La scelta di tenere la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in tale contesto è stata molto criticata.