Quando si parla dei coralli non si può che pensare subito alla meraviglia dei loro colori e delle forme articolate che li caratterizzano: ogni anno milioni di turisti sono attratti dai mari con le barriere coralline, presenti in varie parti del globo. Quella più estesa si trova in Australia nord-orientale ed è il più grande organismo vivente sul nostro pianeta, visibile addirittura dallo spazio: è un’area complessiva di quasi 350mila km2 con oltre 600 tipi di coralli.
Anche l’Italia ha la sua barriera corallina, non molto lontana da Roma, nell’area protetta delle Secche di Tor Paterno: ha un’estensione di circa 1.400 ettari, raggiungendo la profondità massima di 50 metri. Nei mari italiani i coralli si trovano soprattutto in Sicilia e Sardegna. Ma tanto i coralli sono affascinanti, quanto sono delicati e cruciali per l’intero ecosistema: per questa ragione vengono protetti e non devono mai essere asportati dall’ambiente nel quale si trovano.
Per secoli si è dibattuto se il corallo fosse una pianta o un animale: la scienza ha stabilito che si tratta di un piccolo organismo, chiamato polipo, che svolge un ruolo di estrema importanza negli ecosistemi marini: le barriere coralline coprono solo lo 0,2% della superficie degli oceani, ma sono responsabili del 30% della biodiversità marina. Numerose specie si nutrono di alghe e detriti che crescono sui coralli, che diventano l’habitat ideale per molti pesci che si riproducono e si rifugiano tra le loro strutture. Queste offrono inoltre uno sbarramento naturale contro mareggiate e cicloni, riuscendo ad assorbire la potenza delle onde e dando una protezione alle coste in modo più efficace di qualsiasi struttura artificiale. Se poi aggiungiamo che la ricerca scientifica sui coralli può fornire informazioni cruciali per lo sviluppo di farmaci, cosmetici e per la comprensione di malattie, risulta evidente come vada assolutamente preservata la presenza dei coralli dal mare.
Immaginare che si possano creare coralli da materiali di scarto richiede una bella fantasia: eppure, è proprio ciò che ha fatto FeUse, una giovane e innovativa società benefit impegnata nell’economia circolare. L’idea alla base di FeUse è semplice ma oculata: invece di gettare via i residui di acciaio che sono prodotti dalla sua lavorazione, l’azienda li trasforma in veri e propri coralli. Tramite un processo unico di lavorazione artigianale, questi materiali recuperati servono a creare oggetti d’arte sorprendenti, che si distinguono per la loro bellezza e originalità.
Estrarre la bellezza dai materiali scartati
FeUse è stata fondata da tre donne nel settembre 2022 e si posiziona come pioniere nel settore dell’arte sostenibile: il loro obiettivo è combinare la creatività artistica con l’attenzione all’ambiente, attraverso una soluzione innovativa che riduce gli sprechi industriali e promuove la conservazione degli ecosistemi marini.
Il punto di partenza è in un impianto siderurgico, esattamente nei forni elettrici di Arvedi, la prima acciaieria al mondo certificata “carbon neutral”, che utilizza rottami post-consumo per produrre nuovo acciaio: gli scarti di produzione sono costituiti da scorie, che vengono generate nel forno e separate dall’acciaio per peso specifico in fase liquida. All’interno delle scorie si trovano piccole quantità di acciaio, chiamate colaticci, che solidificando nella matrice calcarea delle scorie assumono proprio la classica ramificazione dei coralli. Questi coralli attraverso dei magneti presenti nell’impianto di gestione degli scarti, vengono separati, e puliti dalle scorie.
“Osservare l’analogia tra i coralli le strane forme assunte da questi scarti ci ha fatto pensare che il loro destino poteva essere diverso dalla discarica”, lo ricorda Alessandra Barocci, una delle fondatrici di FeUse, oltre che Responsabile Sostenibilità di Arvedi: “per noi è un modo per sensibilizzare, per mostrare che anche un residuo può diventare bello e valorizzare una casa, un terrazzo, diventare un oggetto da mettere al collo di una persona”.
Una volta che il materiale è stato ripulito è poi pronto per la lavorazione e per essere pitturato: viene infatti colorato con vernici in polvere atossica a basso impatto ambientale, per portare alla realizzazione degli splendidi coralli di FeUse.
Ma non è finita qui: oltre ai colaticci rimane dell’altro materiale inerte, che assomiglia a una ghiaia. Le tre imprenditrici hanno quindi pensato di utilizzarla, facendola combinare con della creta per creare la ceramica: da qui è partita una collaborazione con alcuni giovani designer, che hanno voluto sperimentare tali materiali, senza quindi dover ricavare la sabbia scavando in una cava. Il primo risultato ottenuto è stato con i “pumi” (pomi o pigne), oggetti ornamentali tipici del periodo barocco pugliese, creati grazie alla collaborazione con le Ceramiche Nicola Fasano di Grottaglie.
L’arte diventa quindi il mezzo per promuovere l’utilizzo dei materiali scartati dall’economia lineare, per rimetterli in un flusso produttivo, esprimendo bellezza e sensibilizzando sulle tematiche ambientali: “non dobbiamo sprecare le risorse non rinnovabili”, sottolinea Mariateresa Vignola, avvocato e altra fondatrice di FeUse, “ma dobbiamo pensare alle generazione future, in modo costruttivo e con un po’ di creatività”. Per questa ragione l’azienda sta cercando artisti e creativi che desiderino lavorare con i loro materiali, che abbiano anche la voglia di provare e sperimentare nuove vie espressive: Mariateresa ci ha ad esempio mostrato in anteprima le creazioni di un artista romano che sta realizzando sculture raffiguranti delle lune, affiancandole ai colaticci, per un effetto decisamente sorprendente.
Opere che si fanno notare
In pochi mesi FeUse ha creato di una linea di oggetti di collectible design, composta da pezzi esclusivi, unici e completamente diversi l’uno dall’altro, che hanno attirato subito una grande attenzione. Lo scorso 26 novembre è stato acceso in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma un albero di Natale realizzato in materiale completamente riciclato e con luci led a basso consumo: aveva i rami rossi come i coralli di FeUse, che ha sponsorizzato l’iniziativa e la cui collezione poteva essere ammirata presso la Galleria Russo, a neppure 10 minuti di distanza.
Come società benefit, FeUse ha deciso di impegnarsi a favore dell’ambiente e infatti devolve parte dei ricavi per attività a sostegno della ricerca contro il cambiamento climatico che, con l’innalzamento della temperatura dei mari, è in buona parte responsabile della scomparsa dei coralli marini. Inoltre, FeUse è in contatto con una realtà che sta raccogliendo le plastiche nei mari e sta studiando le caratteristiche di altre tipologie di scarto. “Stiamo facendo ricerche sulla fattibilità, sulla pericolosità, poiché è fondamentale sapere che cosa si manipola e si trasforma”, riprende Alessandra: “vogliamo conoscere quali sono le caratteristiche tecniche, plastiche, di adattabilità di questi materiali per poterli poi fornire ad alcuni giovani artisti che ne faranno delle opere in base alle loro sensibilità”.
Il valore della proposta di FeUse è stato infine confermato da Rossana Orlandi, da molti considerata la più famosa talent scout del mondo del design: nelle sue gallerie di Milano e Porto Cervo, si possono trovare gli straordinari coralli FeUse in esclusiva mondiale.
Doni ideali per persone e amici a cui regalare bellezza e consapevolezza: e se c’è un luogo dove lei lo vorrebbe mettere, la sua risposta è stata San Pietro. “Vorrei creare oggetti che richiamino la potenza dell’acciaio in relazione a quella della Fede; lo scarto dell’acciaio ricorda gli ultimi, che sono i primi nel cuore del Signore”, afferma la signora del design: “il colore rosso è immagine della passione di Gesù per salvare il mondo; infine, il corallo ricorda l’immensa, ma altrettanto fragile, bellezza dell’uomo e della natura”.