Patagonia, il Pianeta Terra è il nostro unico azionista

Possiamo ancora salvare il nostro Pianeta, ma serve tutto il nostro impegno. Il messaggio e la rivoluzione di Yvon Chouinard, uno degli imprenditori più illuminati della nostra epoca (anche se non gli piace esserlo).

La società di abbigliamento outdoor, da sempre etica e impegnata nella salvaguardia ambientale, compie il gesto estremo: il suo fondatore Yvon Chouinard ha ceduto l’intera proprietà a due nuove realtà non profit, Patagonia Purpose Trust e Holdfast Collective, i cui proventi non utilizzati per sostenere l’azienda (stipendi, investimenti, ecc) saranno utilizzati nella lotta al cambiamento climatico e per proteggere il pianeta.

Questo significa, in pratica, che la famiglia Chouinard rinuncia a tutti suoi profitti derivanti da Patagonia, anche se continuerà a dirigere la società attraverso il Patagonia Purpose Trust, eleggendo e supervisionando la sua leadership. I membri della famiglia continueranno a far parte del consiglio di amministrazione di Patagonia, insieme a Kris Tompkins, Dan Emmett, la dottoressa Ayana Elizabeth Johnson, Charles Conn (presidente del consiglio di amministrazione) e Ryan Gellert, il CEO. La famiglia guiderà anche il lavoro filantropico svolto dal Collettivo Holdfast.

Lo ha annunciato lo stesso Yvon Chouinard, personaggio molto particolare, estremamente autentico e coerente, attraverso una lettera diretta e pubblica diretta a tutti i suoi stakeholder, in cui sottolinea la necessità di fare tutti, aziende comprese, tutto il possibile per salvare il Pianeta. Questo dovrebbe essere oggi la priorità di tutti.

L’azienda – nata nel 1973 in California – è sempre stata improntata a una forte etica ed è stata una delle prime al mondo ad abbracciare il modello B Corp, portando avanti sempre i suoi affari nel modo più rispettoso per l’ambiente, i territori, le persone e i principi dell’economia circolare.

Ecco le sue parole (testo originale in inglese) per spiegare il passo rivoluzionario di questa azienda che ha un fatturato annuo di oltre 1,3 miliardi.

“Non ho mai voluto essere un uomo d’affari. Ho iniziato come artigiano, producendo attrezzatura per l’arrampicata per i miei amici e per me stesso, poi mi sono dedicato all’abbigliamento. Quando abbiamo iniziato a constatare l’entità del riscaldamento globale e della distruzione ecologica, e il nostro contributo a questo fenomeno, Patagonia si è impegnata a utilizzare la nostra azienda per cambiare il modo in cui si fanno gli affari. Se fossimo riusciti a fare la cosa giusta, guadagnando abbastanza per pagare le bollette, avremmo potuto influenzare i clienti e le altre aziende, e magari cambiare il sistema.

Abbiamo iniziato con i nostri prodotti, utilizzando materiali meno dannosi per l’ambiente. Abbiamo donato l’1% delle vendite ogni anno. Siamo diventati una B Corp certificata e una benefit corporation californiana, scrivendo i nostri valori nel nostro statuto aziendale in modo da preservarli. Più recentemente, nel 2018, abbiamo cambiato lo scopo dell’azienda in: siamo in affari per salvare il nostro pianeta.

Anche se stiamo facendo del nostro meglio per affrontare la crisi ambientale, non è sufficiente. Dovevamo trovare un modo per destinare più denaro alla lotta contro la crisi, mantenendo intatti i valori dell’azienda.

Un’opzione era quella di vendere Patagonia e donare tutto il denaro. Ma non potevamo essere sicuri che un nuovo proprietario avrebbe mantenuto i nostri valori o che avrebbe dato lavoro al nostro team di persone in tutto il mondo.

Un’altra strada era quella di quotarsi in Borsa. Che disastro sarebbe stato. Anche le aziende pubbliche con buone intenzioni sono sottoposte a troppe pressioni per creare guadagni a breve termine a scapito della vitalità e della responsabilità a lungo termine.

A dire il vero, non c’erano opzioni valide disponibili. Così abbiamo creato la nostra.

Invece di “andare in Borsa”, potremmo dire che stiamo “andando verso uno scopo significativo”. Invece di estrarre valore dalla natura e trasformarlo in ricchezza per gli investitori, useremo la ricchezza che Patagonia crea per proteggere la fonte di ogni ricchezza (la Terra).

Ecco come funziona: il 100% delle azioni con diritto di voto dell’azienda viene trasferito al Patagonia Purpose Trust, creato per proteggere i valori dell’azienda; e il 100% delle azioni senza diritto di voto è stato dato all’Holdfast Collective, un’organizzazione non profit dedicata alla lotta contro la crisi ambientale e alla difesa della natura. Il finanziamento arriverà da Patagonia: ogni anno, il denaro guadagnato dopo aver reinvestito nell’azienda sarà distribuito come dividendo per contribuire alla lotta contro la crisi.

Sono passati quasi 50 anni da quando abbiamo iniziato il nostro esperimento di business responsabile, e siamo ancora all’inizio. Se vogliamo sperare di avere un pianeta prospero, e ancor meno un’azienda prospera tra 50 anni, è necessario che tutti noi facciamo il possibile con le risorse che abbiamo. Questo è un altro modo che abbiamo trovato per fare la nostra parte.

Nonostante la sua immensità, le risorse della Terra non sono infinite ed è chiaro che abbiamo superato i suoi limiti. Ma è anche resistente. Se ci impegniamo, possiamo salvare il nostro pianeta.”

Yvon Chouinard non si è mai riconosciuto nella figura dell’imprenditore ‘affarista’ come ben spiega nel suo libro biografia ‘Let my people go surfing‘, eppure non si può fare a meno di identificarlo come ‘imprenditore’. Di quelli visionari. Con un’etica, una visione aziendale al servizio del bene comune, non solo degli affari e della speculazione.

Questa è la good economy. Che non significa diventare non profit (Patagonia continuerà a essere un’azienda che persegue i profitti), ma adottare una filosofia di crescita aziendale che non pregiudica i diritti dell’ambiente e delle persone. Creare degli ottimi prodotti e impegnarsi a essere profittevole perché grazie a questo si può riuscire anche ad avere un impatto positivo sulla società, creando posti di lavoro, prodotti che sono utili, sostenendo le cause importanti.

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