Vengono da mondi diversi, condizioni diverse, ma sono unite dalla stessa voglia di riscatto. Miriam, Paola, Daniela, Giuliana* e altre 12 donne, di età compresa tra i 20 e i 55 anni, da alcune settimane hanno cominciato – a Milano – a muovere i primi passi in quello che potrebbe diventare il loro futuro. Un futuro in un settore in grande espansione, quello della moda sostenibile, e in ruoli di cui tutte le aziende del tessile vanno letteralmente a caccia: le maestranze qualificate sartoriali, ciò che, nei fatti, ha reso la moda italiana quello che è oggi. Ricercata non solo per lo stile e il design, ma per l’accuratezza della confezione.
Da tempo c’è allarme nel tessile italiano per il problema ‘maestranze’: mancano i giovani sostituti alle persone che vanno in pensione. Anche perché le scuole continuano a sfornare aspiranti stilisti – tra i quali pochissimi ce la fanno davvero – ma sono pochi gli studenti che si dedicano ad imparare il mestiere del taglio e cucito.
Re-Start Atelier è il progetto formativo di Caritas Ambrosiana e Fondazione S. Carlo, con il sostegno di J.P. Morgan, che va in questa direzione e si rivolge a persone che vogliono acquisire competenze professionali per la sartoria.
Re-Start Atelier è, in realtà, molto di più: con il suo filo di solidarietà ricuce il tessuto sociale, dando la possibilità a disoccupati, in prevalenza donne, di «ricominciare, ripartire», offrendo l’opportunità per avviare un nuovo percorso personale e professionale.
Un futuro nella moda sostenibile
La moda e il tessile hanno oggi un grande imperativo: diventare più sostenibili. Nel 2020 la Commissione europea ha avviato un processo di revisione della normativa tessile che lo scorso marzo ha portato alla pubblicazione della Strategia europea per il tessile sostenibile e circolare, che si pone diversi obiettivi da raggiungere entro il 2030 per rendere il settore meno dannoso per l’ambiente e ispirato ai principi dell’economia circolare. Tra le indicazioni c’è, ad esempio, quella di rendere i tessuti più durevoli per aumentare il ciclo di vita dei prodotti e renderli più adatti al commercio di seconda mano e alle riparazioni.
Vi sono già attualmente marchi molto avanti nella sostenibilità come Patagonia che promuovono e sostengono la riparazione dei propri capi, creando addirittura dei laboratori ad hoc nei loro stessi negozi. O marketplace del second-hand come greenchic, che ritirano e aggiustano i capi prima di rivenderli sulla loro piattaforma.
Questi sono alcuni degli aspetti che ci consentono di dire che professioni ritenute obsolete come quelle in ambito sartoriale, in realtà offrono opportunità di lavoro sia in aziende che come lavoro autonomo.
Proprio per guardare a tutte le opportunità, il corso di formazione Re-Start (176 ore di corso e 3 mesi di tirocinio in azienda) propone l’insegnamento sia di competenze verticali professionali (ad esempio: cartamodello, tessuti e tecnologia tessile, cucitura e assemblaggio, bottone, asola, rinforzo cinturino e imbottitura, fasi di confezionamento di
gonna, pantalone, corpino base); sia competenze trasversali come: digitale, sostenibilità, servizi al lavoro, sicurezza generale e specifica sulla sicurezza e salute sul lavoro, educazione finanziaria.
Il lavoro che svolta la vita
Si dice che ‘il lavoro nobilita l’uomo’, possiamo aggiungere che ‘svolta la vita alle donne’ creando il primo step necessario alla loro emancipazione e ripartenza: l’autonomia finanziaria.
Per questo motivo, il tirocinio e le concrete opportunità di lavoro sono una parte importante di questo progetto di Caritas Ambrosiana e Fondazione S. Carlo, con il sostegno di J.P. Morgan, che coinvolge The Good in Town e, in questa speciale occasione, Molce Atelier, una sartoria che aiuta le donne vittime di violenza offrendo percorsi di formazione sartoriale, e Afol Moda.
Inoltre, Re-Start Atelier si avvale del supporto di enti, associazioni, istituzioni, esperti e docenti – che contribuiscono al percorso in vari modi, e della collaborazione di aziende e società benefit partner, in particolare quelle che hanno avviato attività di responsabilità sociale.
Il corso fa parte del più ampio progetto ‘Reskilling for green jobs’, volto a sostenere l’occupazione e lo sviluppo di una società inclusiva e sostenibile, in linea con gli obiettivi del PNRR italiano e della strategia Next Generation Eu. Già la scorsa primavera si era svolto un primo corso nel settore della food economy – Food Revolution– grazie al quale diverse persone hanno trovato un lavoro stabile o avviato un nuovo percorso professionale. Un obiettivo fondamentale per questo progetto a impatto sociale, ideato, strutturato, condiviso dai diversi attori sin dall’inizio in modo da massimizzare le probabilità di successo dell’iniziativa. Che non è ‘realizzare il corso’, ma fare in modo di cambiare la vita a persone che vivono un momento di difficoltà e creare una società più equa.
*i nomi sono fittizi