Rossella Sobrero: la sostenibilità si dimostra con i fatti

Al Salone della CSR 2022 dedicato alle 'Connessioni sostenibili' abbiamo incontrato Rossella Sobrero, promotrice dell'evento, che ci ha parlato dei rischi del greenwashing e dell'importanza della collaborazione tra grandi aziende e pmi per accelerare lo sviluppo sostenibile

Rossella Sobrero è una persona importante nella CSR (corporate social responsability) in Italia. Docente universitaria, saggista, si occupa di comunicazione da sempre ed è stata, come divulgatrice e promotrice, tra coloro che si sono dedicati alla CSR con grandissimo impegno. E da molto tempo.

Nel 2002 fonda Koinètica, tra le prime realtà in Italia che si occupa di comunicazione nella CSR, con la quale ha contribuito alla nascita di manifestazioni di rilievo nazionale come Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, che ha appena compiuto 10 anni.

Ha creato CSRnatives, un network di studenti universitari e neolaureati appassionati di sostenibilità che oggi conta oltre 500 partecipanti; è membro del Consiglio Direttivo del Sustainability Makers – The professional network (il network dei professionisti della CSR) e del CdA della Fondazione Pubblicità Progresso. Ha dedicato diversi libri e centinaia di articoli alla CSR, molti dei quali pubblicati sul suo noto blog ‘CSR e dintorni’.

Insomma, Rossela Sobrero è una persona che ha avuto e sta avendo impatto nella cultura della CSR in Italia, all’interno delle aziende, nella comunicazione, divulgazione e formazione. E per riprendere un tema a lei caro, quello della misurazione dell’impatto, una cartina tornasole è proprio il Salone della CSR, che di anno in anno guadagna importanza e mostra l’evolversi del tema, ma soprattutto della pratica, della responsabilità sociale tra le aziende operanti nel nostro Paese. Proprio in occasione dell’ultima giornata del Salone, che quest’anno si chiamava Connessioni sostenibili, abbiamo raccolto qualche sua riflessione.

Rossella, che messaggio ci lascia questa edizione del Salone della CSR?


‘Un messaggio molto importante, emerso un po’ da tutti gli interventi nei 102 eventi di questa edizione: che nella CSR oggi bisogna lavorare in modo concreto, e rendere conto di quello che è l’impatto che si è generato. Frasi evocative, messaggi alti vanno benissimo, però bisogna anche dimostrare nei fatti cosa riesce a fare l’azienda in campo ambientale e sociale’.

Quanto greenwashing c’è in giro?

‘Spero poco, io in proposito ho scritto anche un libro da qualche mese in libreria ‘Verde, anzi verdissimo’ , dove cerco di ricordare alle aziende che l’eccessiva enfasi, l’opacità, non fanno bene alla salute dell’azienda. E’ necessario che l’azienda racconti quello che ha fatto in modo sereno, obiettivo, ammettendo anche i traguardi non raggiunti, magari per motivi esterni all’azienda, in modo da evitare di essere accusati di greenwashing, cioè di usare termini, ethical claim, che poi dietro non hanno niente. Per evitare questo bisogna fare, fare bene, e anche misurare. Quest’anno, qui al Salone, abbiamo assegnato il ‘Premio Impatto’ una novità di grande successo, anche abbastanza inaspettato, che ha visto 90 partecipazioni e dimostra molto bene come le aziende abbiano cominciato a rendicontare in modo puntuale. E’ chiaro che è più facile rendicontare gli aspetti ambientali che si misurano con più facilità dell’impatto sociale, dove a volte la misurazione è complessa. Serve anche un cambio culturale, ci vuole più tempo. In Italia, la cultura della misurazione è ancora un po’ indietro, ben vengano queste aziende che fanno un po’ da apripista”.

L’iniziativa ‘Premio Impatto’ è nata in occasione del decimo anniversario del Salone per premiare le organizzazioni capaci di misurare e valutare l’impatto ambientale e sociale generato da progetti che contribuiscono concretamente allo sviluppo sostenibile.

I vincitori sono stati tre organizzazioni non profitAIL- Associazione Italiana contro le leucemie, Fondazione Comunità di Messina e Fondazione Banco Alimentare, e tre imprese profitJointly, Lendlease e Conceria Nuvolari. Sono stati selezionati tra 89 candidati che hanno presentato progetti di sostenibilità realizzati tra il 2019 e il 2021 in Italia, o anche al di fuori dei confini ma con ricadute nazionali.

Il Salone della CSR nel 2022 ha compiuto dieci anni, che cambiamenti hai visto in questi anni nell’attenzione alla responsabilità sociale d’impresa?


‘Molte aziende, quelle che sono partite prima, spesso le più grandi, hanno davvero integrato la sostenibilità nei piani industriali e questa è una cosa che fino a qualche hanno fa non succedeva. Il vero cambiamento c’è stato soprattutto negli ultimi tempi, quando si è capito che la sostenibilità non era qualcosa da fare ‘extra’ ma doveva essere qualcosa che modifica il modo di fare impresa. Questa consapevolezza del ruolo sociale dell’impresa l’ho vista crescere in questi ultimi anni. Le aziende stanno imparando che bisogna saper conciliare gli aspetti economici con quelli sociali e ambientali“.

Quali cambiamenti vorresti vedere in futuro?

“Vorrei vedere più attenzione alla S di sociale (ndr. il riferimento è alla s della sigla ESG), perché è un po’ più indietro rispetto alla dimensione ambientale. E mi piacerebbe che le grandi aziende aiutassero le PMI, partendo da quelle della propria filiera, ad avviare un percorso verso lo sviluppo sostenibile. E’ molto efficace quello che può fare una grande azienda se insiste con i propri fornitori perchè rispettino gli standard e gli obiettivi di sostenibilità che l’azienda stessa si è data. Senza cacciarli dall’albo fornitori, ma aiutandole a crescere e dando loro anche del tempo perchè si adeguino”.

Oggi si parla molto del passaggio dal capitalismo degli shareholder (gli azionisti) a quello degli stakeholder (tutti i portatori di interessi), un cambiamento possibile?

“Le aziende sono più consapevoli che c’è oggi bisogno di ingaggiare tutti gli stakeholder e di farlo con nuove modalità. Un tempo si chiamavano gli stakeholder per mostrar loro velocemente il bilancio sociale, oggi li si ascolta, si sentono le esigenze, cosa hanno da dire. Quindi sì, io mi auguro che sia un cambiamento possibile e già in atto. Anche perchè credo che le aziende abbiano un ruolo nella società e abbiano il dovere di restituire qualcosa, essendo loro che hanno causato tanti dei problemi che stiamo affrontando, sta a loro cercare di risolverli”.

Csr o società benefit?

“Il fenomeno delle società benefit, in Italia è stato proprio un fenomeno, è anche quello un segnale di cambiamento. Per alcuni è solo un’evoluzione della CSR che rafforza, mettendole in Statuto, le attività per la sostenibilità di un’azienda. Complessivamente è un segnale positivo, con luci ed ombre. Come in tutte le cose’.

Luci e ombre che sta anche a tutti i professionisti del settore (e a proposito, i CSR manager sono una professione oggi piuttosto ricercata), ai dirigenti aziendali e anche istituzionali cercare di schiarire, perché il percorso è ancora lungo. Proprio in occasione del Salone, è stata presentata la ricerca di Ipsos che dimostra come le aziende siano passate da un approccio alla sostenibilità destrutturato e occasionale ad uno sempre più sistemico, strutturato e strategico. E’ questo è molto importante. Vitale, si potrebbe dire. Come ha rilevato la stessa indagine Ipsos, la consapevolezza del tema sostenibilità cresce nelle imprese e cresce nei consumatori: secondo il campione degli intervistati, nel prossimo decennio saranno i consumatori a contribuire di più allo sviluppo della CSR con le proprie preferenze di acquisto (53% delle risposte), seguiti subito dopo dalle grandi aziende (52%). La previsione è confermata anche dal mondo delle imprese: un’azienda su due (49%) si dichiara fiduciosa e sostiene che ci sono ancora ampi spazi di miglioramento.

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