Il linguaggio è molto più di un semplice strumento di comunicazione: è un potente mezzo per plasmare la realtà sociale, influenzare le percezioni e promuovere l’inclusione. In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità globale, un linguaggio inclusivo appare cruciale per costruire una società più equa e rispettosa: un evento dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile è il DiParola Festival, organizzato il 3 e 4 ottobre a L’Aquila (proclamata Capitale italiana della Cultura 2026), da parte dell’Associazione Linguaggi Chiari ETS.
La manifestazione, accessibile gratuitamente sia in presenza che online, ha scelto come tema di quest’anno “la precisione”, che si intreccia profondamente con i concetti di sostenibilità e inclusione.
L’iniziativa si rivolge a un vasto pubblico, con l’obiettivo di esaminare, attraverso diversi interventi, il ruolo del linguaggio nei contesti quotidiani e in molteplici settori: che possono andare dalla pubblica amministrazione alla sanità, dalla scuola alla comunicazione dei media, fino alle relazioni con persone aventi disabilità cognitive. La precisione è il principio chiave di una comunicazione efficace, utile a diminuire l’ambiguità di un messaggio, qualunque sia l’argomento della conversazione.

Che cos’è e come è percepito il linguaggio inclusivo
La lingua italiana non è “neutrale”: questo genere non è previsto dalla nostra grammatica, come invece troviamo in altre lingue come l’inglese oppure il latino. Se poi esaminiamo il contesto storico, certamente non orientato all’inclusione, nel consueto modo di esprimersi emerge una visione del mondo declinata al maschile.
Il linguaggio inclusivo si caratterizza quindi per l’assenza di espressioni o parole che possano creare discriminazioni basate su genere, orientamento sessuale, provenienza, nazionalità, colore della pelle, religione, stato socioeconomico o capacità personali. Va oltre l’eliminazione di stereotipi e cliché, mirando a superare i cosiddetti “bias cognitivi”, ovvero quelle distorsioni che influenzano il nostro modo di percepire e interpretare la realtà.
Si può considerare un esempio concreto di evoluzione linguistica inclusiva l’adozione di forme femminili per professioni tradizionalmente associate agli uomini: avvocata, ingegnera, chirurga, ministra, sindaca, assessora sono ormai riconosciute come grammaticalmente corrette e socialmente appropriate.

Negli ambienti professionali, il linguaggio inclusivo può essere un potente fattore di cambiamento: favorisce infatti il senso di appartenenza, aumentando la responsabilizzazione dei lavoratori. Sempre più aziende stanno raccogliendo la sfida di trasformare il modo in cui manager e dipendenti si esprimono, riconoscendo il potenziale di un linguaggio più consapevole e rispettoso.
A tale proposito l’UNI, Ente Italiano di Normazione, ha recentemente reso disponibili le linee guida sulla comunicazione inclusiva: si tratta di un documento scaricabile, con utili indicazioni ed esempi pratici, a supporto della parità di genere, da utilizzare nel linguaggio di tutti i giorni.
Una recente indagine condotta dall’Osservatorio D ha fornito interessanti spunti sulla percezione del linguaggio inclusivo in Italia: lo studio è frutto della collaborazione tra SWG e Valore D, un’associazione di imprese che da 15 anni promuove l’equilibrio di genere e una cultura inclusiva nelle aziende e nel nostro paese. Dalla ricerca emerge che il 56% degli intervistati ritiene che il linguaggio sia uno strumento da usare con attenzione, capace sia di includere che di offendere: tra gli over 55 questa consapevolezza è particolarmente alta (62%).
Sorprendentemente, il 25% dei giovani (generazione Z e millennial) ritiene che si dia troppa importanza alle parole, vedendole talvolta come un limite. Il 70% degli italiani pensa che l’integrità della lingua vada difesa da eccessive modifiche e dal “politicamente corretto”, che ha infastidito un buon 60%.
Si evidenzia pure che i contesti più problematici in termini di linguaggio irrispettoso sono i social network, gli ambienti sportivi e la comunicazione politica. Le parole vengono usate ancora troppo spesso con superficialità e leggerezza, specie in alcuni contesti: le aree più sensibili al linguaggio inappropriato riguardano la salute mentale, l’appartenenza politica, l’orientamento affettivo e sessuale; la provenienza geografica.
Quella dell’autenticità è una vera e propria sfida: nonostante la crescente consapevolezza, c’è il rischio di un’inclusività solo di facciata. L’indagine rivela che il 54% ritiene che l’attenzione al linguaggio inclusivo sia più una moda comunicativa che una reale preoccupazione per le persone. Durante il DiParola Festival saranno presentati i dati rilevati dall’Osservatorio sui Linguaggi Chiari, relativi all’uso della comunicazione inclusiva nella Pubblica Amministrazione. Si tratta di un aspetto inerente alla sostenibilità sociale, dato che un linguaggio chiaro e accessibile nelle comunicazioni istituzionali non può che favorire una maggiore partecipazione dei cittadini alle tematiche politiche, sociali e ambientali.
Verso un futuro sostenibile attraverso le parole

L’adozione di un linguaggio inclusivo non è quindi solo una questione di correttezza, ma un passo fondamentale verso una società più sostenibile. Utilizzare parole che rispettano e valorizzano ogni individuo contribuisce a creare un ambiente in cui tutti si sentono accolti e rappresentati. Questo, a sua volta, favorisce la collaborazione, l’innovazione e il progresso sociale, condizioni essenziali per affrontare le problematiche globali della sostenibilità.
Valentina Di Michele è l’ideatrice del Festival e presidente dell’Associazione, che si adopera per promuovere una cultura del linguaggio chiaro e l’uso della parola come formativa, terapeutica, capace di tutelare i diritti civili e sociali. Proprio l’approccio collaborativo è visto come un vero e proprio pilastro per costruire una società più sostenibile ed equa, non soltanto come una questione di stile comunicativo.
Le due giornate del Festival vedono la presenza di relatori come la giornalista Donata Columbro e Shata Diallo, membro dell’Intergruppo parlamentare del Senato per i diritti fondamentali della persona: voci che sottolineano l’importanza della precisione in un ambito cruciale come la comunicazione e il legame intrinseco tra linguaggio inclusivo e diritti umani. Analogamente l’astrofisica Edwige Pezzulli e la ricercatrice dell’IGSG-CNR Marina Pietrangelo, portano la loro esperienza come divulgatrici scientifiche, evidenziando come la comunicazione chiara sia essenziale per rendere accessibili temi complessi, come il cambiamento climatico o le nuove frontiere della scienza, elementi chiave per una società sostenibile. Il programma del festival, che spazia dalla scuola alla sanità, dal lavoro all’arte, dimostra come il linguaggio inclusivo sia trasversale ed essenziale in ogni aspetto della vita quotidiana. In un mondo sempre più complesso, la capacità di comunicare in modo chiaro, preciso e inclusivo diventa uno strumento democratico fondamentale: riconoscere il ruolo decisivo che le parole giocano nel plasmare la nostra realtà, rappresenta un passo importante per un futuro in cui la comunicazione diventa un ponte, non una barriera, verso un mondo più sostenibile.