Rotta verso la decarbonizzazione: la prima carbon tax globale parte dal mare

L’Organizzazione Marittima Internazionale approva un piano per tassare le emissioni delle navi. Una svolta che potrebbe cambiare il futuro dello shipping e accelerare l’innovazione sostenibile

L’industria dello shipping (spedizioni marittime) è una delle grandi dimenticate nel dibattito climatico, nonostante sia responsabile di circa il 3% delle emissioni globali di gas serra. Ma qualcosa, finalmente, si muove. L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), agenzia dell’ONU che regola il trasporto marittimo, ha appena approvato un piano che potrebbe rappresentare una svolta storica: introdurre una carbon tax globale, la prima nel suo genere, per spingere le compagnie navali a ridurre drasticamente le emissioni.

Secondo l’accordo preliminare, discusso a Londra, le navi dovranno pagare almeno 100 dollari per ogni tonnellata di CO₂ emessa oltre un obiettivo di decarbonizzazione. L’ambizione è alta: ridurre del 65% le emissioni complessive del settore entro il 2028, rispetto ai livelli attuali.

Una tassa sul carbonio per ripulire i mari (e l’aria)

Il piano prevede un sistema di tariffazione proporzionale all’intensità inquinante delle navi: quelle più vecchie e inquinanti pagheranno fino a 380 dollari per tonnellata metrica di CO₂, mentre le più efficienti saranno esentate o soggette a tassazioni minori. Una mossa che punta non solo alla riduzione delle emissioni, ma anche a premiare l’innovazione.

La compagnia danese A.P. Moller-Maersk, tra le più grandi al mondo, ha salutato l’accordo come “un passo importante verso il primo sistema globale di prezzo per i gas serra in un’intera industria”. Ma ha anche ammesso che un simile risultato era tutt’altro che scontato. Infatti, durante i negoziati, gli Stati Uniti hanno deciso di boicottare l’incontro: è la prima volta dal 1958 che Washington si tira fuori da un tavolo dell’IMO.

Il vento come carburante del futuro

In questo scenario, le tecnologie alternative iniziano a guadagnare terreno. Tra le soluzioni più promettenti c’è la propulsione assistita dal vento, che recupera un principio antico – le vele – ma lo reinterpreta in chiave tecnologica. La britannica BAR Technologies, ad esempio, ha sviluppato le WindWings, vele rigide installabili anche su cargo esistenti, capaci di ridurre il consumo di carburante fino al 20% e tagliare in media quasi 20 tonnellate di CO₂ al giorno.

“La verità è che il vento è un combustibile a zero emissioni, disponibile ovunque e senza costi. È già utilizzato da armatori lungimiranti,” ha dichiarato l’azienda. Un messaggio chiaro: le alternative ci sono, e funzionano.

E-fuels e idrogeno verde: la sfida della transizione

Tuttavia, secondo il gruppo ambientalista Transport & Environment (T&E), il piano dell’IMO non è ancora sufficiente. Mancano, dicono, incentivi adeguati per lo sviluppo di carburanti sintetici sostenibili basati su idrogeno verde. “Senza queste soluzioni, è impossibile decarbonizzare davvero un settore così inquinante,” ha affermato Faig Abbasov, direttore shipping di T&E.

Un impatto globale, anche sulla filiera della plastica

Il legame tra trasporto marittimo e sostenibilità non si ferma alle emissioni dirette. Gran parte della plastica monouso che circola nel mondo viene trasportata via nave, così come le materie prime fossili necessarie per produrla. E spesso, proprio le navi container più inquinanti sono quelle impiegate nelle rotte globali delle merci a basso costo, compresa la plastica.

Ridurre l’impatto dello shipping significa anche interrompere quel ciclo vizioso che lega fracking, combustibili fossili e plastica. Una carbon tax efficace potrebbe dunque avere effetti a catena positivi, spingendo l’intero sistema produttivo verso scelte più sostenibili.

Una rotta tracciata, ma non ancora sicura

L’IMO si riunirà di nuovo a ottobre per ratificare il piano. Il percorso è ancora incerto, ma la direzione è chiara: il tempo delle scuse sta finendo, e il settore navale non può più permettersi di restare ai margini della transizione ecologica.

Se davvero questa carbon tax diventerà realtà, sarà un precedente storico: il primo prezzo globale sul carbonio applicato a un’intera industria. Un esperimento che il mondo seguirà da vicino — e che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per i trasporti, l’ambiente e l’economia.

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