Make the difference. Stop #foodwaste: questo è il tema della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare 2024, che il 5 febbraio 2024 giunge alla sua XI edizione.
Ridurre lo spreco alimentare attraverso l’adozione di buone pratiche quotidiane da parte di cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni e scuole.
L’obiettivo è allinearsi agli Obiettivi dell’Agenda 203 Onu, affrontando lo spreco alimentare a tutti i livelli della filiera, dall’acquisto alla conservazione degli alimenti, tenendo conto dell’impatto ambientale.
Campagna Spreco Zero e il Waste Watcher
La giornata nazionale è stata avviata nel 2014 da Campagna Spreco Zero, l’Università di Bologna e il Ministero dell’Ambiente, su iniziativa di Andrea Segrè.
Dal 2013 l’Osservatorio Waste Watcher ha iniziato a monitorare lo spreco alimentare domestico e le abitudini degli italiani nell’acquisto, gestione e consumo del cibo, conducendo rilevazioni annuali per analizzare queste tendenze.
L’idea è che analizzare le cause sociali e comportamentali dello spreco alimentare possa contribuire a creare consapevolezza e cultura, e supporti lo sviluppo di strategie, sia pubbliche che private, volte a ridurre lo spreco alimentare nelle famiglie.
#foodwaste in Italia
Il Rapporto, con “Il caso Italia”, fa una fotografia dello spreco nel nostro Paese.
Nel 2024, in Italia, lo spreco alimentare domestico è aumentato, passando da 75 a 80,9 gr di cibo scartato per persona al giorno e da 524,1 gr a 566,3 gr a settimana. Questo rappresenta un incremento dello spreco del 8,05% rispetto all’anno precedente.
Lo spreco alimentare comporta in questo modo un costo medio annuo di circa 290 € per famiglia e 126 € per persona.
Maggiore lo spreco nelle città e nei grandi Comuni, con un aumento dell’8%, mentre nei piccoli centri lo spreco è minore.
Le famiglie senza figli sprecano il 3% in più, e i consumatori con un basso potere d’acquisto il 17% in più.
Maggiore del 4% rispetto alla media nazionale lo spreco al sud, mentre a nord è inferiore del 6%.
Stiamo parlando di un valore complessivo di 13 mld di euro, di cui più il 50% derivano dallo spreco domestico e circa 4 mld dalla distribuzione, con minori sprechi in campo e nell’industria.
Insicurezza alimentare ed inflazione
La situazione più preoccupante in Italia riguarda l’aumento dell’insicurezza alimentare in un contesto di incertezza generale.
Per la prima volta, Waste Watcher International ha utilizzato l’indice FIES (Food Insecurity Experience Scale) per valutare l’accesso a cibo adeguato e nutriente nel paese.
Il ceto popolare, che comprende oltre il 10% della popolazione (5,7 milioni di persone, secondo i dati Istat) e si caratterizza per un’autopercezione di povertà e difficoltà economiche, ha registrato un incremento dell’insicurezza alimentare del 280% rispetto alla media nazionale.
Le disparità regionali sono marcate: il sud mostra un aumento del 26% nell’insicurezza alimentare rispetto alla media del paese, mentre il nord e il centro presentano rispettivamente un calo del 14% e del 7%.
L’inflazione influisce significativamente sulle scelte e sulle abitudini alimentari degli italiani. Tra le nuove tendenze emergenti, il 49% dei consumatori aumenta gli acquisti di cibo online, il 39% si orienta verso alimenti in promozione, e il 38% si dedica all’autoproduzione alimentare. Crescente l’interesse per l’acquisto di cibo prossimo alla scadenza (32%) e un maggiore consumo di legumi e prodotti vegetali rispetto alla carne (31%).
Il cibo biologico perde popolarità a causa dell’alto costo (7%), così come le grandi marche (11%).
Gli alimenti più sprecati sono la frutta fresca, seguita da cipolle, aglio, tuberi e pane fresco, insalate e verdure.
Sono dati che dobbiamo attenzionare con cura perchè ci permettono di evidenziare la stretta connessione fra inflazione e insicurezza globale da un lato e ricaduta sociale dall’altro, fra potere d’acquisto in calo costante e conseguenti scelte dei consumatori che non vanno purtroppo in direzione della salute dell’ambiente, ma nemmeno di quella personale. Se in un primo momento l’effetto inflazione ha portato a misurare con decisione gli sprechi, prolungata nel tempo ha costretto i cittadini all’adozione di nuove abitudini ‘low cost’ per fronteggiare la crisi. Scegliere cibo scadente, meno salutare e spesso di facile deterioramento non comporta solo un aumento del cibo sprecato in pattumiera, ma anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare.
Andrea Segrè, Direttore scientifico Waste Watcher
Lo sprecometro
Lo Sprecometro è un’applicazione sviluppata nell’ambito dell’Osservatorio Waste Watcher International che mira a sensibilizzare e informare su come ridurre lo spreco alimentare, promuovere diete salutari e utilizzare in modo sostenibile le risorse naturali.
Misurando in grammi lo spreco alimentare individuale e di gruppo, l’app fornisce dati sulla perdita economica in euro, sull’impronta di carbonio (in termini di CO2 e equivalenti chilometri percorsi da un’auto), e sull’impronta idrica (quantificata in bottiglie d’acqua da 0,5 litri), offrendo così una visione completa dell’impatto dello spreco alimentare.
Sprecometro si è da poco ampliato diventando uno strumento capace di tracciare gli sprechi alimentari non solo a livello domestico, ma anche in ambienti come bar, pizzerie, ristoranti e mense, sia scolastiche che aziendali.
Quest’anno, in occasione della XI giornata di prevenzione dello spreco alimentare, Sprecometro viene introdotto nelle mense scolastiche grazie a un’iniziativa educativa del Camst group. Le scuole riceveranno l’app dotata di una sezione speciale per gli insegnanti, che potranno registrare le proprie classi per avviare il monitoraggio degli sprechi alimentari. L’app misurerà automaticamente, in grammi, lo spreco di cibo generato dalle singole classi e ne valuterà l’impatto ambientale in termini di impronta idrica e carbonica.