Nel mondo del calcio, il nome “Forest Green Rovers” potrebbe non essere uno dei più noti, ma questa squadra inglese ha una particolarità unica e, di questi tempi soprattutto, molto importante: è la squadra di calcio più sostenibile al mondo e non ha intenzione di fermarsi nel suo percorso verso la sostenibilità, intenzionata – anzi – a diffondere il verbo per uno sport più sostenibile.
Come il Forest Green Rovers è diventato una squadra ecologica
Fondata nel 1889, la squadra dei Forest Green Rovers ha la sua sede nella pittoresca cittadina di Nailsworth, un centro urbano di poco più di 5mila abitanti nella regione del Gloucestershire. Ma è ben più di una semplice squadra di calcio: i Forest Green Rovers da oltre un decennio stanno guidando una rivoluzione verde nel mondo dello sport, dimostrando che il calcio può essere un veicolo per il cambiamento positivo per la comunità, in particolare nell’ambiente.
Tutto ha avuto inizio quando il magnate dell’energia verde Dale Vince – il fondatore di Ecotricity, una delle principali forniture di energia rinnovabile del Regno Unito e ancora oggi main sponsor del team – ha acquistato il club nel 2010. Vince aveva fin da subito una visione chiara per il futuro del club: trasformarlo in un modello di sostenibilità.
A partire dalle basi, cioè il campo di gioco: la prima mossa è stata, non a caso, la trasformazione e riconversione dello stadio Lawn Ground nel nuovo “The New Lawn” (“il nuovo prato”), un campo eco-sostenibile dotato di un sistema di irrigazione alimentato a energia solare tramite un impianto fotovoltaico installato nella tribuna sud, e il prato irrigato in parte con acqua piovana recuperata attraverso un apposito sistema; l’altezza del prato è mantenuta grazie a un tosaerba elettrico, mentre nei parcheggi esterni all’impianto sono presenti diversi punti di ricarica elettrica. Dopo diversi anni nel New Lawn, la squadra sta pianificando il trasferimento nell’Eco Park, un centro interamente incentrato sulla sostenibilità, dal materiale edilizio alla progettazione all’uso energetico, e includerà spazi aperti e verde, postazioni per biciclette e ricarica per auto elettriche, ma anche collegamenti più frequenti con i mezzi pubblici. Lo stadio, che punta alla certificazione di zero emissioni, sarà alimentato tramite generazione solare in loco ed energia eolica fornita da Ecotricity, mentre la piantumazione di 500 alberi e 1,8 km di siepi, insieme ai prati che circondano lo stadio, darà un contributo a proteggere la biodiversità locale. Dove oggi sorge il New Lawn, inoltre, il progetto prevede di realizzare alloggi a prezzi accessibili e ben connessi al resto della comunità del Gloucestershire.
Non si tratta di questioni di forma, ma di passaggi importanti, se si considera che un grande campo da calcio consuma circa 10mila megawattora (MWh) di elettricità all’anno e fino a 25mila KWh durante una sola partita di 90 minuti, corrispondente all’energia necessaria ad alimentare una dozzina di case per un anno intero.
Altro importante passo in avanti è stato il passaggio all’alimentazione vegetale per tutti i giocatori e le giocatrici: il Forest Green Rovers nel 2015 è infatti diventato il primo club di calcio completamente vegano al mondo. Questa scelta si è tradotta in una dieta più sana per i calciatori – come suggeriscono gli studi e gli esperimenti citati nel documentario The game changers – ma ha anche ridotto l’impatto ambientale della squadra: non solo i pasti dei giocatori, ma anche quelli offerti a personale e tifosi nel chiosco dello stadio sono a base di ingredienti vegetali, e dunque a basso impatto carbonico; infatti, tra gli sponsor della squadra figurano diversi marchi di cibo vegano, come Oatly, noto produttore di bevande vegetali, e Quorn, brand di carne vegetale.
L’attenzione ai trasporti pubblici e alla mobilità ecologica, alla sostenibilità dell’impianto sportivo e dell’alimentazione rendono i Forest Green Rovers una squadra che dimostra in modo esemplare come sia possibile oggi essere un team sportivo impegnato non solo per lo spettacolo e il coinvolgimento emotivo che lo sport regala, ma anche per pratiche di vita più sostenibili e per la loro diffusione, ispirando i tifosi attraverso l’esempio dei giovani calciatori e le altre squadre. Per portare avanti un impegno che è sia ambientale che sociale, con grande attenzione alla comunità, dimostrando che questi due aspetti non possono essere disgiunti.
Un calcio verde
Il Forest Green Rovers ovviamente non ha intenzione di fermarsi dove è arrivato: il club ha ambizioni di salire di categoria nel calcio inglese e se ci riuscirà c’è da scommettere che anche il suo impegno per l’ambiente troverà un’eco più vasta, dimostrando che il calcio può essere uno strumento di transizione.
Altri esempi positivi nel mondo dello sport arrivano, sempre nel mondo del calcio, dal Tottenham, che ha ottenuto il titolo di squadra più “green” dell’inglese Premier League grazie a iniziative quali la promozione del trasporto pubblico e delle biciclette per raggiungere le partite, della raccolta differenziata e della riduzione dell’uso della plastica, ma anche attraverso l’uso di abbigliamento sportivo in poliestere riciclato e la realizzazione di un’area protetta attorno allo stadio, con due stagni per la fauna selvatica, 25 casette per gli insetti e diversi alloggi per pipistrelli, per promuovere la biodiversità. Il VfL Wolfsburg della Bundesliga tedesca, invece, nello stadio di casa ha implementato energia verde al 100% in tutto il club, utilizzo di bicchieri in bioplastica e iniziative per zero rifiuti in discarica. Tra i calciatori più esposti per l’ambiente, poi, c’è il terzino spagnolo dell’Arsenal Hector Bellerin, vegano e convinto ambientalista che con l’associazione One Tree Planted ha raccolto fondi per piantare 60mila alberi nella foresta amazzonica, nonché azionista proprio del Forest Green Rovers.
Oltre il campo di gioco
Anche fuori dai campi di calcio, però, non mancano gli esempi positivi: il pluricampione di Formula 1 Lewis Hamilton, ad esempio, per i suoi spostamenti personali utilizza un’auto elettrica e non perde occasione di promuovere la pulizia delle spiagge e la lotta contri i rifiuti plastici; vegano in prima persona, inoltre, con altri soci ha investito in Neat Burger, catena di burger vegetali, promuovendo così la riduzione del consumo della carne. Impegno analogo quello della celebre tennista Serena Williams, anche lei vegana e finanziatrice di Impossible Foods, oltre che creatrice di una linea di abbigliamento in pelle vegana, mentre il collega austriaco Dominik Thiem supporta da due anni l’organizzazione 4ocean, impegnata nella pulizia degli oceani e nella creazione di un ecosistema vivibile per la vita marina.
Quello degli sportivi è un esempio doppiamente efficace: da un lato per la loro popolarità e, dunque, capacità di influenzare l’opinione pubblica e dall’altro per la loro capacità di comunicare con fasce di pubblico tradizionalmente non particolarmente sensibili alle tematiche ambientali.