Eco-friendly, carbon neutral, naturale, biodegradabile: sono alcuni dei termini nella black list del greenwashing, secondo la nuova legge del Parlamento europeo approvata lo scorso gennaio che vieterà le dichiarazioni ambientali ingannevoli sui prodotti, migliorando anche l’aspetto delle informazioni che dovranno essere riportate in etichetta.
“Per raggiungere questo obiettivo, una serie di abitudini di marketing problematiche legate al greenwashing e all’obsolescenza precoce dei prodotti saranno aggiunte all’elenco UE delle pratiche commerciali vietate”, ha dichiarato il Parlamento in un comunicato.
Gli Stati membri hanno ora due anni di tempo per recepire le nuove regole al proprio interno e quando questo avverrà nell’UE saranno consentite solo le etichette di sostenibilità basate su schemi di certificazione ufficiali o stabilite da autorità pubbliche.
Due gli aspetti di novità introdotti:
- le dichiarazioni di neutralità climatica da parte delle aziende, dovranno essere sostenute da informazioni trasparenti sull’impatto ambientale generato dalla produzione del prodotto stesso. La compensazione delle emissioni di CO2 non sarà sufficiente per promuoverlo come ‘sostenibile’.
L’UE ha dichiarato che, sebbene gli investimenti delle aziende in progetti di protezione del clima siano benvenuti e possano ancora essere comunicati, non potranno più ingannare la gente facendo credere che un prodotto sia “buono perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte”.
- Durata dei prodotti. In futuro, le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e sarà creata una nuova etichetta armonizzata per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia esteso.
L’approvazione della direttiva arriva dopo mesi di negoziati tra le istituzioni dell’UE e gli Stati membri sulle modalità di regolamentazione delle indicazioni ambientali.