Lister Sartoria Sociale, recupera tessuti e produce borse per Papa Francesco

Una piccola cooperativa che fa dell'inclusione e dell'economia circolare i suoi valori fondativi è stata scelta dalla CEI per realizzare le borse di benvenuto destinate ai partecipanti della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

Nel cuore del Parco di San Giovanni a Trieste, in quella che fu la sede dell’Ospedale Psichiatrico da cui quasi 50 anni fa partì la rivoluzione basagliana che avrebbe cambiato per sempre la psichiatria italiana, oggi hanno sede dipartimenti dell’azienda sanitaria triestina e dell’università. E anche un piccolo teatro, un roseto – omaggio a quella missione che Franco Rotelli, collega ed erede di Franco Basaglia, sintetizzò nell’impegno quotidiano a “toccare la terra, bagnare le rose, cambiare le cose” – e alcune cooperative. Tra queste, c’è anche la Lister Sartoria Sociale, fondata nel 2009, ma con alle spalle una storia ben più lunga, intrecciata proprio con la rivoluzione basagliana, e che oggi è impegnata in un ruolo impegnativo e soddisfacente: la produzione di 2.200 borse che andranno in dono ai partecipanti della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. L’evento, in programma dal 3 al 7 luglio, per l’edizione 2024 ha scelto Trieste, tra le piazze, dove si terranno eventi aperti alla cittadinanza, e il centro congressi, dove si svolgerà il programma dedicato ai congressisti e alle delegazioni. L’ultima giornata vedrà la partecipazione anche di papa Francesco, che porterà il suo saluto ai partecipanti prima di celebrare l’omelia.

La storia della Lister Sartoria Sociale

Oggi la Lister Sartoria Sociale ha il suo atelier – di sartoria, maglieria e arredo che impiega solo materiali tessili riciclati – in un salone al pianterreno del padiglione M del complesso del Parco culturale di San Giovanni, nell’omonimo quartiere collinare di Trieste. Qui già negli anni Ottanta sorsero alcuni laboratori creativi, con spazi per dipingere e lavorare la ceramica o tessere: da queste basi, nacque nel 2006 il primo laboratorio di sartoria che, grazie alla collaborazione con la Regione, cominciò a ospitare i primi corsi di formazione. La cooperativa Lister nacque tre anni dopo, nel solco della collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’azienda sanitaria ASUGI, con l’obiettivo di formare e reinserire in società, tramite l’apprendimento di un mestiere, persone con patologie mentali e psichiche o con dipendenze. L’impegno sociale è stato sempre centrale e ha assunto contorni più netti con la partecipazione della Lister a un corso dedicato a bambini e operatori scolastici a base di personaggi di stoffa e gommapiuma, per aiutarli a elaborare l’evento traumatico di un incendio, avvenuto nel 2007 in un asilo.

Oggi la cooperativa della Sartoria continua a portare avanti la collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale e con la Cooperativa Lavoratori Uniti “Franco Basaglia”, che si occupa a sua volta di recupero e reinserimento lavorativo di persone con una storia complicata alle spalle. Dal lavoro di dipendenti, soci e volontari prendono vita portachiavi, zaini, borse, portaoggetti e astucci colorati e soprattutto unici proprio perché derivanti da materiale recuperato. I clienti sono privati, ma anche istituzioni ed enti pubblici, che grazie alle loro forniture di striscioni in pvc e altri materiali da smaltire e, viceversa, alle loro commissioni per doni di rappresentanza e gadget per eventi si rendono partecipi di un lavoro di grande significato. A loro, quest’anno si è aggiunta la Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Una sculura nel Parco culturale di San Giovanni, che riproduce Marco Cavallo, simbolo della rivoluzione basagliana

L’impegno sociale

L’impegno che caratterizza la Lister fin dalla sua nascita oggi si concretizza anche nella partecipazione a progetti sempre accomunati da valori di inclusione sociale e di recupero e sostenibilità ambientale. Tra questi figura il recente Ombrelle rosse, storie portate via dal vento, un progetto di sensibilizzazione sui diritti e sulle condizioni delle sex worker, che vivono emarginazione e stigmatizzazione e talvolta anche sfruttamento. La Lister in questo caso dà un nuovo significato al simbolo internazionale delle sex worker, l’ombrello rosso, recuperando ombrelli rotti dal vento – a Trieste spesso succede, ma per fortuna non mancano le iniziative anti-spreco – per ricavarne nuovi oggetti. Il progetto, in collaborazione con altre realtà  – dall’associazione culturale Cizerouno alla Conferenza permanente per la salute mentale “Franco Basaglia”, dal Comitato per i diritti civili delle prostitute al collettivo Ombre Rosse e al progetto Stella Polare – è finanziato dal bando Creatività della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. 

Una borsa Lister per Papa Francesco

Recupero, partecipazione, inclusione, sostenibilità e lotta contro le discriminazioni: tutte parole care a papa Francesco e centrali anche nel tema dell’edizione odierna della Settimana Sociale dei Cattolici, che tratterà di democrazia. Anche per questo, quando, nel 2023 una delegazione della CEI, ricevuta in Comune per discutere l’organizzazione della Settimana Sociale dei Cattolici, ricevendo in dono una selezione di regali, apprezzò particolarmente quello della Lister, cogliendone il significato. A tal punto dagli episcopali che questi hanno telefonato all’atelier alcuni mesi dopo per commissionare la realizzazione delle 2.200 borse di benvenuto per gli ospiti dell’evento. Questi alla Lister sono giorni frenetici, di ultimi confezionamenti e ritocchi. Non sono ancora noti i dettagli dei prodotti finali, ma si sa che le borse saranno sì accomunate dallo stile Lister, ma tutte una diversa dall’altra e che non conterranno plastica, richiesta espressa della CEI. I materiali saranno vari, ma prevalentemente jeans – arrivati al laboratorio in gran quantità dopo l’appello della cooperativa ai cittadini –, mentre quella destinata al pontefice sarà, ovviamente, bianca. Una grande responsabilità per il piccolo laboratorio, che si trova ad affrontare una commissione ingente, tanto da spingerla a chiedere alla cittadinanza di portare all’atelier tutti i tessuti e i capi inutilizzati, a partire dai jeans. Un modo in più per far sentire la città partecipe di un grande evento di portata internazionale, ma anche di rafforzare il legame tra i triestini e la Sartoria Sociale e per diffonderne il lavoro.

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