Campeggio o glamping, agriturismo, ostello, hotel classico o ecologico: le diverse opzioni a disposizione dei vacanzieri sono varie e la scelta può basarsi su una molteplicità di criteri, dalla comodità al prezzo, dalla disponibilità dei pasti all’accessibilità del luogo; tra i fattori che possono far propendere per un’opzione rispetto a un’altra, però, c’è anche la sostenibilità, sempre più importante, tanto che il 64% degli italiani la prende in considerazione, percentuale che sale al 74% nella fascia d’età 18-34 anni. Al di là delle buone pratiche da attuare quando si viaggia – dalla scelta dei mezzi con cui spostarsi a quella dei souvenir, passando per le creme solari – e che andrebbero seguite sempre, anche la scelta della sistemazione in cui alloggiare è determinante sul piano dell’impatto ecologico e sociale. E così si cercano nuove possibilità, tra cui a emergere come uno dei trend 2024 è l’home swapping, letteralmente “scambio di casa”.
Come funziona l’home swapping
Proprio di questo si tratta, in effetti. Per chi ha visto il celebre film “L’amore non va in vacanza” è un concetto familiare, ma se nei primi anni 2000, quando la pellicola uscì al cinema, si trattava di una pratica per così dire “fatta in casa”, oggi è una vera e propria tendenza, istituzionalizzata (e garantita) grazie ai diversi siti internet che fanno da tramite tra persone che, da un capo all’altro del Pianeta, possono agevolmente scegliere l’appartamento che più si adatta alle loro esigenze, al periodo che hanno a disposizione per le ferie e alla località che vogliono visitare, a un prezzo contenuto, sentendosi a casa ovunque nel mondo.
Di fatto, iscrivendoti a una delle piattaforme intermediarie, puoi scambiarti casa con qualcuno che abita in un’altro Paese, vivendo nella sua casa per quanti giorni vuoi (in base a quanto concordato) mentre l’altra persona o famiglia sta a casa tua, spendendo tendenzialmente molto meno rispetto a un hotel, ma anche rispetto ai prezzi medi che oggi offre Airbnb.
Perchè scegliere l’home swapping
Tra i vantaggi di questa soluzione, l’abbiamo detto, uno dei primi è senza dubbio il costo: la maggior parte delle piattaforme di scambio casa – come i celebri siti Home Exchange, che funziona con un sistema a punti, e Kindred, ma anche il più longevo Intervac che offre questo servizio addirittura dal 1953, fino a SwapHouse, pubblicizzato soprattutto per nomadi digitali – con poche decine di euro all’anno mette a disposizione un’ampia scelta di destinazioni, per tutti i gusti e necessità, in praticamente tutto il mondo e al contempo permette di pubblicare l’annuncio relativo alla propria casa. Molte piattaforme di home swapping, inoltre, consentono anche di usufruire di un periodo di prova grauito.
Ma i costi contenuti non sono gli unici vantaggi di questa soluzione che, funzionando tramite piattaforme che fanno da agenzie intermediarie, mette a disposizione opzioni sicure e che rispettano certi criteri. Un altro interessante aspetto, ad esempio, è che scambiarsi casa permette di immergersi davvero nella cultura del luogo che si va a visitare, per un’esperienza al 100% autentica: si alloggia nell’appartamento di una vera famiglia del luogo, in un posto in cui sentirsi a casa, regalando l’opportunità di scoprire anche quartieri meno turistici.
Una scelta sostenibile
Questo modo di viaggiare non è, però, solo più emozionante e sentito, ma anche più sostenibile: alloggiando a casa di veri abitanti del luogo, infatti, non si supporta economicamente la parte meno sostenibile del comparto turistico: quella che congestiona le località di moda e i quartieri più gentrificati e non si contribuisce alla spinta alla costruzione di nuovi hotel, che rende le città – anche italiane – sempre di più a misura di turista e sempre meno vivibili per i cittadini, con prezzi degli affitti che si impennano e negozi tutti uguali, senza identità. Un aspetto positivo dello scambio casa, infatti, è proprio la possibilità di alloggiare in quartieri “reali”, sostenendo l’economia locale di mercati e negozietti di quartiere.
Non essendo soggetto a prezzi, inoltre, ma al massimo a pagamenti del servizio e della pulizia, lo scambio casa non rischia – almeno per ora – di fare la fine di Airbnb, nato come un modo per arrotondare offrendo ai viaggiaori la propria stanza in più e diventato uno strumeno di lucro per multiproprietari che investono così nel turismo di massa contribuendo in modo sostanziale alle problematiche legate all’overtourism sofferto da città come Barcellona.
Per tutti questi motivi, quindi, non a caso l’home exchange sembra vivere il suo momento di fortuna proprio oggi che – a quasi vent’anni dall’uscita della celebre commedia romantica con Cameron Diaz – la sostenibilità, ambientale e sociale, è entrata nella sensibilità collettiva, anche dei viaggiatori.