Filippo Valenti è un ingegnere ambientale con anni di esperienza in ruoli consulenziali presso una multinazionale americana. Ma non solo.
È anche il visionario fondatore di ESG42, una società benefit che promuove un nuovo approccio al concetto di sostenibilità nel mondo tecnologico.
Ci siamo incontrati al Mercato Coperto Fusina, nel quartiere Città Studi a Milano, un luogo che ben riflette lo spirito di rigenerazione e comunità che anima ESG42. Nato nel 1947 come mercato rionale, il Fusina è stato recentemente riqualificato dal Comune, trasformandosi in uno spazio vibrante dove le persone possono fare la spesa, cenare o semplicemente incontrarsi tra banchi di pescherie, bistrot e macellerie.
“Questo posto è un esempio perfetto di come si possa dare nuova vita a qualcosa di storico, trasformandolo in un punto di riferimento per la comunità” commenta Filippo. Una metafora calzante per ESG42, che mira a far rigenerare dispositivi tecnologici, e creare opportunità e favorire relazioni.
“Attenzione. L’attività di ESG42 non va confusa con quella di un comune refurbisher. Non rigeneriamo dispositivi per conto terzi, ma coinvolgiamo direttamente i dipendenti delle aziende nei loro spazi di lavoro e con i loro device, creando esperienze pratiche e momenti di formazione condivisa.”
“Ho sempre pensato che le macchine siano strumenti incredibili, ma il loro vero potenziale si sblocca solo quando le conosciamo davvero”. Una convinzione su cui ESG42 ha gettato le fondamenta. Un progetto nato per dare nuova vita alle risorse tecnologiche, trasformarle in opportunità per l’educazione e l’inclusione, e creare valore condiviso a chilometro zero.

ESG42 – Every Seed Grows
Every Seed Grows è il motto che racchiude la filosofia di ESG42, un nome che richiama volutamente i principi ESG e l’impegno verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Ma c’è un altro richiamo fortemente significativo. Il 4 e il 2 che lo compongono sono una chiara dichiarazione d’intenti.
“Mi riferisco all’Obiettivo 4 (Istruzione di qualità) e all’Obiettivo 2 (Sconfiggere la fame) degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, l’ormai famosa Agenda 2030. Il nostro impegno si concretizza infatti in azioni che migliorano l’accesso all’istruzione, riducendo il divario digitale attraverso la rigenerazione e la donazione a scuole e associazioni no profit di dispositivi tecnologici, supportando l’autosufficienza economica creando opportunità educative e professionali.”
E poi, c’è il numero 42. Chissà se è stato scelto per gli Obiettivi 4 e 2 o per un’altra ragione: il celebre numero che, nel romanzo “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, rappresenta la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, sull’universo e tutto quanto. “Forse è una coincidenza, o forse no” sorride Filippo. “Ma ci piace pensare che con ESG42 stiamo provando a dare risposte concrete e positive alle domande più grandi, partendo da ciò che possiamo fare oggi.”
Con questa iniziativa, ESG42 non intende riparare dispositivi, o comunque non solamente. Intende costruire un futuro più sostenibile, un pezzo alla volta. Filippo sintetizza così la missione: “Ogni dispositivo rigenerato, ogni competenza appresa, ogni comunità supportata rappresenta un passo verso un mondo dove tecnologia e sostenibilità coesistono in armonia”. Non si dona solo un oggetto ma si crea una relazione.
Origini e visione di ESG42
“ESG42 nasce dalla consapevolezza che spesso l’approccio alla tecnologia è troppo superficiale” racconta Filippo. “Lavorando in una multinazionale, ho avuto modo di osservare il potenziale immenso dei sistemi tecnologici, ma anche quanto fossero sottoutilizzati o persino mal interpretati. Vedevo dispositivi dismessi troppo presto, processi poco efficienti e, soprattutto, una mancanza di consapevolezza sul ciclo di vita degli strumenti tecnologici. Così è nata l’idea: unire tecnologia, sostenibilità e un approccio umano che facesse la differenza.“
Qual è la visione che guida ESG42?
“La nostra visione è chiara: costruire un modello in cui ogni risorsa venga valorizzata al massimo. Non si tratta solo di ridurre gli sprechi, ma di trasformare ciò che abbiamo già in opportunità generando valore. E non una, ma molteplici. Son certo che il futuro dipenda dall’inclusione sociale e dall’istruzione. Quando facciamo rigenerare un dispositivo tecnologico ai partecipanti ai nostri laboratori, riduciamo rifiuti elettronici, ma soprattutto creiamo strumenti di apprendimento. Abbattiamo barriere e forniamo a comunità e individui la possibilità di crescere. ESG42 è un progetto prima di tutto umano, e poi tecnologico.”

Quali le principali attività di ESG42? Come si concretizza la vostra missione?
“Il cuore delle nostre attività si basa su tre pilastri fondamentali: rigenerazione, educazione e condivisione. Attraverso i laboratori Demolition&Reuse e Fix&Gift , prolunghiamo la vita dei dispositivi tecnologici, mentre trasformiamo quelli inutilizzati in strumenti preziosi per scuole e associazioni. Un approccio volto a promuovere un modello di economia circolare.“
I dispositivi che per motivi aziendali non sono più funzionali, cambiando ambito, possono diventare strumenti essenziali per altri soggetti.
“Lavoriamo direttamente con comunità e aziende, creando opportunità di apprendimento pratico per sensibilizzare sull’importanza della sostenibilità tecnologica. Abbiamo avuto più volte modo di cogliere come l’impatto positivo derivi dall’unione di innovazione e collaborazione.“
Quale il valore aggiunto che rende speciale ESG42?
“Ciò che ci distingue è l’approccio umano e condiviso. Non ci poniamo solo come tecnici, ma anche facilitatori di un dialogo collettivo. Ogni nostro progetto è pensato per creare esperienze che uniscono le persone, spingendole a riflettere su come possiamo collaborare. E poi non dimentichiamo anche quel ’42’ che invita tutti a cercare risposte alle domande fondamentali della vita… magari partendo proprio dai nostri laboratori!“

Prospettive e obiettivi
ESG42 opera in un panorama europeo in continua evoluzione, in particolare con l’introduzione della CSRD e degli ESRS. Come vi collocate rispetto a queste nuove normative?
“ESG42 è nata con una missione molto chiara: supportare aziende, comunità e individui in uno dei percorsi verso lo sviluppo sostenibile” spiega Filippo. “La Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD, insieme agli standard ESRS sviluppati da EFRAG, rappresentano un cambiamento di paradigma, obbligando le aziende a integrare criteri ESG e a rendicontare il loro impatto in modo trasparente.”
“Con ESG42, offriamo soluzioni che aiutano le aziende a conformarsi alle normative, mentre offriamo la prospettiva dell’opportunità. I nostri laboratori come Demolition&Reuse e Fix&Gift generano un impatto ambientale positivo e forniscono dati utili per rispondere agli standard di reporting sugli impatti ambientali (ESRS E1, E5) e sociali (ESRS S3). La nostra esperienza nell’economia circolare e nel coinvolgimento delle comunità rappresenta un ponte tra le esigenze normative e il valore concreto che le imprese possono creare.”
Quali sfide e opportunità intravedi in questo contesto normativo?
“Le sfide principali oggi sono legate alla comprensione e all’implementazione degli standard di rendicontazione” ammette Filippo. “Molte aziende non hanno ancora gli strumenti per mappare i loro impatti o per raccogliere adeguatamente i dati. Noi vogliamo aiutare a muovere alcuni passi. Aiutare le imprese a costruire processi di economia circolare tangibili e facilmente rendicontabili. Pratiche che migliorano la loro performance, e creano anche storie di successo per le comunità locali. Rigenerare dispositivi non utilizzati genera un impatto immediato: meno rifiuti, più risorse per scuole e associazioni, e una narrazione chiara per il reporting sulla sostenibilità. Attività che dimostrano che la compliance normativa può anche essere uno strumento per costruire relazioni più forti con i propri stakeholder.“
Qual è il ruolo di ESG42 nella promozione di un’economia più equa?
“Il nostro obiettivo è mostrare che un approccio diverso è possibile, senza dover rivoluzionare tutto in un giorno. Si tratta di piccoli passi: un dispositivo aziendale rigenerato, una competenza appresa dal dipendente, una relazione costruita con le comunità locali. La sostenibilità non è un traguardo distante, ma un percorso fatto di scelte quotidiane.
Vogliamo proporre un modo di pensare, una prospettiva. Dare valore a ciò che altri considerano scarto, e farlo con semplicità, concretezza ed un sorriso. Se riusciamo a trasformare un vecchio laptop in uno strumento per l’istruzione, allora possiamo trasformare anche il modo in cui vediamo le risorse e il loro potenziale.”
“Non serve essere un esperto di sostenibilità. Basta iniziare con un gesto. Unirsi a noi, proporre idee, collaborare. Non abbiamo tutte le risposte, ma insieme, possiamo cercarle. E magari, mentre lavoriamo, scopriamo che il numero 42 aveva ragione: a volte la risposta è più semplice di quanto immaginiamo.”
