L’agricoltura sta affrontando un periodo di grande trasformazione e complessità.
Da un lato, il settore è tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Eventi estremi, temperature in aumento e variazioni nelle dinamiche di parassiti e patogeni minacciano la produzione alimentare globale. Secondo il rapporto dell’IPCC, il cambiamento climatico ha già ridotto la sicurezza alimentare e idrica, con impatti diretti sui raccolti e sull’accesso alle risorse naturali.
Le stime indicano che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa della crisi idrica e della perdita di terreni coltivabili.
Dall’altro lato, l’agricoltura contribuisce significativamente al cambiamento climatico. Rappresenta il 23% delle emissioni globali di gas serra, considerando sia le attività agricole dirette (8,5%) sia i cambiamenti nell’uso del suolo (14,5%).
Se potessimo fare un bilancio di sostenibilità e applicare la CSRD a un settore nel suo complesso, potremmo dire di aver appena fatto l’analisi di doppia materialità del settore agricolo. Se l’agricoltura subisce i rischi dei cambiamenti climatici (materialità ambientale), genera anche impatti rilevanti sull’ambiente e sulla società (materialità finanziaria). In questo quadro emerge chiaramente anche il paradigma IRO (Impatti, Rischi e Opportunità). Parliamo degli impatti ambientali e sociali generati dal comparto agricolo, i rischi sistemici a cui è esposto e le opportunità di trasformazione e innovazione che possono nascere dall’adozione di tecnologie avanzate e approcci più sostenibili.
Secondo una recente indagine dell’Istituto Tagliacarne e Unioncamere, Agrifood Future entro la fine del 2024 il 54% delle imprese agroalimentari italiane avrà investito in pratiche sostenibili, mentre il 32% avrà adottato tecnologie 4.0. Dati che indicano come l’innovazione digitale e la transizione green siano risposte fondamentali per affrontare sfide come l’aumento dei prezzi alimentari legato al riscaldamento globale, stimato al 3% annuo entro il 2035.
È in questo scenario che nasce Plantvoice. Una tecnologia che si propone per rispondere alle necessità di un intero comparto in cerca di soluzioni concrete. Abbiamo incontrato Matteo Beccatelli, CEO e co-fondatore, con cui ci siamo confrontati.
Sviluppata a Bolzano, Plantvoice rappresenta un vero e proprio innesto intelligente che permette alle piante di comunicare il proprio stato di salute attraverso l’analisi in tempo reale della linfa.
“Innovare nell’agricoltura significa far parlare i campi, permettendo a ogni pianta di raccontare ciò di cui ha bisogno per crescere al meglio”
La tecnologia Plantvoice: come funziona
L’innovazione di Plantvoice si basa su un biosensore fitocompatibile, non invasivo, grande quanto uno stuzzicadenti. Il dispositivo è integrato direttamente nella pianta. E permette di analizzare in tempo reale la linfa, il sangue delle piante, fornendo dati immediati e precisi sul loro stato di salute. La tecnologia è protetta da un brevetto internazionale che copre l’80% delle superfici agricole mondiali, a testimonianza della sua unicità e rilevanza.
Matteo Beccatelli:
“Misurare lo stress della pianta direttamente è l’unico modo per ottenere dati affidabili e intervenire tempestivamente. Lo stress, infatti, rappresenta qualsiasi anomalia fisiologica della pianta: carenze nutrizionali, infezioni, o condizioni climatiche avverse. Comprendere e affrontare queste problematiche al momento giusto è cruciale per preservare la qualità delle colture e ottimizzarne la resa. A differenza di molte tecnologie già presenti sul mercato, ci distinguiamo per la capacità di raccogliere dati diretti, dall’interno della pianta stessa. Tecnologie concorrenti si affidano invece a dati ambientali o satellitari, misurazioni esterne che richiedono deduzioni indirette. Questo significa basarsi su informazioni estrapolate da condizioni esterne o distanti dalla pianta, con un inevitabile margine di errore. Plantvoice elimina questa incertezza. I nostri dati arrivano direttamente dalla linfa, il cuore vitale della pianta, e non da ciò che accade intorno a essa”.
Il sensore, una volta inserito nella pianta, funge da sentinella, rilevando variazioni chimiche e fisiologiche che indicano potenziali problemi. Questi dati sono poi elaborati dall’intelligenza artificiale che li interpreta, associando ogni segnale a una specifica causa.
“È come fare un elettrocardiogramma alla pianta. – racconta Matteo – Il nostro sensore rileva le variazioni, mentre l’intelligenza artificiale agisce come il cardiologo, traducendo quei segnali in risposte comprensibili e azionabili.”
Questo sistema apre una finestra su un mondo inesplorato. La fisiologia della pianta analizzata in modo immediato e scientifico crea un database completamente nuovo, che rivoluziona il modo in cui le piante vengono studiate e curate.
Benefici pratici: produttività e sostenibilità
Plantvoice è una tecnologia avanzata in grado di combinare efficienza produttiva e gestione sostenibile delle risorse. Si propone come un’alleata strategica per l’agricoltura e gli agricoltori. Grazie al suo biosensore, le aziende agricole possono ridurre fino al 40% il consumo di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci. E garantire al contempo un incremento della qualità e della resa delle coltivazioni.
“La nostra tecnologia permette di mantenere alti standard di qualità, che per molte filiere è cruciale. Allo stesso tempo, genera un impatto ambientale positivo, creando valore sia per l’azienda che per l’ambiente.”
Il risparmio su acqua ed energia ha un forte impatto ambientale, ma spesso non basta per spingere gli agricoltori a investire in nuove tecnologie. Plantvoice offre un valore aggiunto concreto: migliora la qualità del prodotto, riduce gli sprechi e ottimizza il raccolto. Questo influisce direttamente sul conto economico, trasformando un costo in un vantaggio competitivo.
“Gli agricoltori vedono risultati tangibili nella gestione dello stress delle coltivazioni e nella standardizzazione della qualità finale del raccolto. Poter contare su un prodotto più uniforme e privo di difetti significa migliorare il valore commerciale e ridurre le perdite.”
Questa combinazione rende Plantvoice una soluzione che risponde contemporaneamente agli SOS ambientali, e alle esigenze pratiche e finanziarie degli agricoltori. Si propone di migliorare il presente, mentre pone le basi per il futuro.
Applicazioni e clienti
Plantvoice è già operativo su 120 ettari in Italia, monitorando coltivazioni di mele, kiwi, noci, lamponi, mais, vite e olive. Tra i suoi clienti early adopter figurano realtà di spicco, tra esse: Sant’Orsola, specializzata in piccoli frutti; Salvi Vivai, che produce piante di melo e pero; e Martino Rossi, leader nella produzione di farine senza glutine e ingredienti funzionali.
“Abbiamo aiutato i nostri clienti a mantenere la qualità e a gestire lo stress delle coltivazioni in modo più efficace. Per noi, è importante lavorare con medio-grandi clienti, che hanno già strutture tecniche e comunicative, perché questo amplifica l’impatto della nostra tecnologia.”
Il valore di Plantvoice per i clienti è tangibile. Una gestione più precisa e sostenibile delle risorse, e un miglioramento concreto della qualità del raccolto. Grazie all’analisi in tempo reale e alla capacità di prevenire problemi prima che diventino critici, i clienti possono ridurre le perdite e ottimizzare i loro processi produttivi.
Un’agricoltura più consapevole con Plantvoice
Plantvoice è dunque certamente una tecnologia innovativa, ma possiamo anche battezzarla come una nuova visione per il futuro del settore agricolo.
Una visione in cui le piante diventano protagoniste, comunicando i propri bisogni. E gli agricoltori possono agire con maggiore consapevolezza, riducendo sprechi e ottimizzando il valore del loro lavoro.
“Innovare nell’agricoltura significa non sostituire l’agricoltore, ma supportarlo. La nostra tecnologia consente ai campi di parlare, aiutando gli agricoltori a capire cosa accade alle coltivazioni e intervenire con precisione”.
Un approccio che crea una connessione tra tecnologia e tradizione, per offrire soluzioni concrete alle sfide del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare.
Guardando al futuro, Plantvoice punta a crescere oltre i confini italiani.
La strategia prevede l’avvio di progetti pilota in mercati chiave. Come Nord e Sud America, Spagna e Turchia, dove le tecnologie per l’ottimizzazione agricola e la sostenibilità sono prioritarie.
“Prima di espanderci, vogliamo consolidarci in Italia, dimostrando il valore concreto della nostra tecnologia attraverso risultati misurabili nei mercati locali e internazionali”.
Un’attenzione alla concretezza e ai risultati tangibili che riflette la filosofia di Plantvoice, focalizzata su collaborazioni durature e impatti reali.
La facilità d’uso è un pilastro fondamentale.
“La tecnologia deve essere semplice, intuitiva e integrata con le esigenze degli agricoltori. Solo così possiamo superare le barriere e favorire una diffusione capillare”.
Semplicità d’uso per una sofisticata capacità di analisi dei dati.
Grazie alla capacità di rilevare problemi invisibili all’occhio umano, come malattie in fase di incubazione, e di prevedere rischi futuri con l’analisi di dati aggregati.
“Riusciamo a vedere ciò che non è visibile: questo cambia completamente il modo in cui gli agricoltori gestiscono le loro coltivazioni”.
Plantvoice traccia così una strada nuova. Una inedita alleanza interattiva tra tecnologia e natura per creare valore, riportando a un nuovo equilibrio il legame profondo tra uomo e terra.